ROVIGO - Il rock di capitan Uncini ha travolto tutti.
Paolo Uncini, classe 2000, trequarti centro e ala, 1,77x100, in campo e fuori è il nuovo idolo dei tifosi. Tanto da vincere il premio Bersagliere dell’anno. Consegnatogli mercoledì sera dalle Posse Rossoblù e dallo sponsor Birra Vojo al Kalle’s Bar di Borsea. A conclusione della stagione in cui è stato istituito questo riconoscimento per premiare ogni gara il giocatore distintosi per dedizione ai colori rossoblù, combattività, sacrificio e cuore. Un premio allo spirito, non alla tecnica, di gioco.
«Uncini non aveva vinto nessuno dei 21 premi partita, ma ci era andato spesso vicino - commenta Marco Venuto delle Posse - In finale ha colpito tutti per lo spirito con cui è entrato, i placcaggi sferrati, l’atteggiamento verso gli avversari. Per questo il voto dei tifosi ha voluto premiarlo».
Uncini nei 49 minuti in cui ha giocato non ha mai allentato la pressione difensiva e la concentrazione per centrare con i compagni l’obiettivo di tenere le maglie strette di quella linea invalicabile che ha respinto tutti i tentativi d’assalto del Petrarca.
La sua stagione l’ha visto in campo in 20 partite (17 di Top 10, 3 di Coppa Italia) su 25 per un totale di 838’ giocati (670’ e 168’). Paolo è partito titolare 7 volte, ritagliandosi nelle altre quel ruolo di “impact player” o finalizzatore sempre più decisivo nell’usurante rugby moderno, dove le partite si vincono in 23, non più in 15. Ha segnato 5 mete, tutte in campionato, mostrando anche le sue doti di attaccante reattivo, capace di rompere la linea con la rapidità e la determinazione più che con la fisicità.
UN NUOVO TATUAGGIO
Per Uncini, ex calciatore giovanile, figlio di un allenatore di calcio (Alessandro), è il secondo scudetto a soli 23 anni. «Il primo è tatuato sul braccio sinistro, come tatuare questo ci stiamo pensando insieme a Bak» racconta. Intanto l’ha celebrato con quell’abbigliamento eccentrico. «Un pegno con Matteo Ferro e gli altri leader - spiega - Mi hanno dispensato dalla divisa lasciandomi libero di dare sfogo alla fantasia. Così mi sono presentato vestito in quel modo: pantaloni fantasia, camicia aperta e canottiera, occhiali da sole, sigaro, capelli tricolori con il numero 14». Al collo le medaglie tricolori come le catene d’oro dei rapper, o dei gangster nei film. Anche al torneo Milani ha tenuto banco, presentando al microfono i compagni.
Uncini si è ritagliato in questo modo un ruolo da personaggio e capobranco, come direbbe Doro Quaglio. Con questa personalità, abbinata allo spirito da Bersagliere ampiamente dimostrato, promette di essere uno dei rodigini doc eredi di Lubian, Ferro e Bacchetti quando smetteranno. Paolo è nato a Colleferro, ma ha fatto le giovanili nel Rovigo e ne possiede tutte le caratteristiche.
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