Rovigo. Spari in classe alla prof, arriva una proposta di “pace” per i tre studenti responsabili

Il Servizio sociale collegato alla Procura dei minori ha inviato alla professoressa Finatti la possibile soluzione

Giovedì 7 Dicembre 2023 di Francesco Campi
Un frame del video diffuso su whatsapp dopo gli spari in classe alla prof di scienze dell'itis Viola

ROVIGO - Una proposta di mediazione penale per i tre studenti dell’Itis Viola che l’11 ottobre di un anno fa spararono con una pistola ad aria compressa dei pallini alla testa e al volto della professoressa Maria Cristina Finatti, durante la lezione di scienze, riprendendo tutto con un cellulare e diffondendo il filmato in una chat di Whatsapp, rendendolo così virale. Un fatto che per la sua gravità e per il diretto interessamento del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha avuto una vasta eco mediatica, tornata a risollevarsi quando, alla fine dello scorso anno scolastico, agli scrutini erano stati dati 9 e 8 in condotta ai quattro protagonisti principali del fatto, voti poi abbassati.

POSSIBILE SOLUZIONE

La proposta è stata rivolta dall’Ufficio Servizio sociale minorenni di Venezia alla stessa professoressa Finatti, con una lettera nella quale si spiega come proprio quello stesso ufficio stia seguendo la situazione relativa ai tre ragazzi, così come disposto dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Venezia, «ed ha avviato gli ulteriori interventi ritenuto necessari nei loro confronti». Di più non si chiarisce, come è d’obbligo nei procedimenti che coinvolgono minori. Così come non si precisano le ipotesi accusatore. Si spiega, però, che i nomi dei tre sono stati forniti al Servizio mediazione penale e che secondo la procedura, nel caso la vittima aderisca può raccontare quanto vissuto e partecipare a un eventuale e successivo incontro di mediazione, con l’esito del percorso poi comunicato all’autorità giudiziaria minorile.

L’avvocato Tosca Sambinello, che insieme al collega Nicola Rubiero, assiste la professoressa Finatti, spiega che «l’invito sarà raccolto, ma questo non significa che poi tutto possa avere un esito favorevole, perché la cosa principale resta la valutazione della consapevolezza dei ragazzi della gravità di quanto hanno fatto e del loro reale pentimento».

Aspetto che del resto, come più volte spiegato dalla professoressa Finatti, era stato alla base della sua decisione di formalizzare la querela nei confronti dei propri studenti, non avendo ricevuto scuse che ne attestassero il reale ravvedimento.

LO STRUMENTO

La mediazione penale in ambito minorile, che in Italia è prevista già dal 1988, ma che è stata recentemente modificata con la riorganizzazione di tutta la cosiddetta “giustizia riparativa” operata dalla riforma Cartabia, è sostanzialmente un incontro che viene fatto alla presenza di mediatori fra presunti autori e vittime di un reato, nel tentativo di offrire una condivisione del percorso di rieducazione del colpevole. In un documento del ministero della Giustizia si spiega come «l’attività di mediazione-riparazione, in linea con i principi cui si ispira la legislazione penale minorile, privilegia l’azione responsabilizzante dei provvedimenti e degli interventi e consente al minore di acquisire una maggiore consapevolezza dei danni cagionati dal reato. Nel processo di mediazione la vittima è considerata quale soggetto attivo e non come semplice destinatario di un eventuale risarcimento materiale: il danno prodotto dal reato comporta infatti non soltanto una possibile perdita economico-patrimoniale, ma anche una sofferenza personale nella dimensione emotiva e psicologica. La mediazione costituisce quindi una opportunità per la vittima di esprimere il proprio disagio in termini di emozioni e di vissuti di paura e di rabbia».

L’approdo di questo percorso è tendenzialmente la messa alla prova, istituto recente che prevede la sospensione del processo e lo svolgimento da parte dell’imputato di un periodo di lavori socialmente utili con durata e prescrizioni decise dal giudice, di fronte al quale si tiene poi una nuova udienza per valutare l’esito del programma di trattamento: se positivo il reato viene dichiarato estinto, in caso contrario il processo riprende.

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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