«Rosanna uccisa dalla legionella in ospedale, l'Ulss risarcisca la famiglia»

Giovedì 9 Maggio 2019 di Francesco Campi
«Rosanna uccisa dalla legionella in ospedale, l'Ulss risarcisca la famiglia»
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ROVIGO - A uccidere Rosanna Ventura, 63enne di San Martino di Venezze, era stata la legionella, il batterio che l’aveva contagiata mentre si trovava ricoverata nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Rovigo. E a dieci anni dalla dolorosa perdita, che risale al 29 ottobre del 2009, i familiari della donna, assistiti dall’avvocato Giampietro Berti, hanno ottenuto il pagamento di un risarcimento da parte della compagnia che assicurava per la responsabilità civile l’Ulss 5, all’epoca ancora Ulss 18.
 
L’accordo transattivo, su una somma nell’ordine dei 500mila euro, ha così chiuso la causa civile su un caso che sul fronte penale, aveva visto archiviata l’indagine che aveva riguardato tre dirigenti dell’ospedale.
LA STORIA
La vicenda, che aveva avuto una vasta eco, aveva avuto il suo prologo il 25 settembre del 2009, quando la donna era stata ricoverata nel reparto di pneumologia per febbre e dispnea ingravescenti. Le sue condizioni si erano progressivamente aggravate, rendendo necessario il trasferimento nel reparto di rianimazione, con la diagnosi di insufficienza respiratoria da polmonite da legionella, dove però il 29 ottobre si era spenta. Le visite cui era stata sottoposta e l’autopsia avevano rilevato il contagio da legionella, il batterio che dà il nome alla patologia, che prolifera in ambienti acquatici caldi, la cui presenza era stata poi riscontrata anche nelle condutture dell’acqua a servizio della stanza nella quale era ospitata.
Dopo l’esposto presentato in Procura dai familiari, il sostituto procuratore Ciro Savino aveva verificato l’ipotesi che fossero stati compiuti errori medici nella diagnosi e nella terapia, non emergendo a suo avviso alcun profilo di colpa. Di maggiore complessità erano state le indagini che avevano in esame il rispetto di protocolli e guida in tema di prevenzione della legionella, delle quali si erano occupati i carabinieri del Nas di Padova e il personale dell’Istituto superiore di sanità. In questo caso la conclusione era stata che i protocolli preventivi adottati erano ritenuti sufficienti.
I familiari della signora Ventura, appurata la corrispondenza tra i profili genomici della legionella pneumophila isolata dai prelievi eseguiti sulla paziente e i profili genomici dei tre ceppi isolati dall’impianto idrico della divisione di pneumologia dell’ospedale di Rovigo, proprio nella stanza dove era ricoverata, si sono continuati a battere per ottenere il riconoscimento delle responsabilità della struttura sanitaria.
LA CAUSA CIVILE
Il marito Giuliano Neodo e i figli Vanni, Katia e Diego, sempre assistiti da Berti, avevano quindi avviato una causa civile. In fase istruttoria il giudice ha deciso una consulenza tecnica d’ufficio, che ha confermato la fondatezza della versione sempre sostenuta dai familiari della donna, all’esito della quale, spiega l’avvocato Berti, «l’azienda ospedaliera ha dato maggior impulso a una trattativa rimasta sino a quel momento piuttosto debole: valutata la congruità dell’offerta, soprattutto per rispetto della memoria della signora Rosanna Ventura, deceduta a causa della legionella contratta mentre era ricoverata in ospedale, i familiari hanno accettato la proposta della Compagnia, comprensiva anche delle spese di intervento legale, e il giudizio si è dunque concluso in via transattiva».
Francesco Campi
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