L'assessore Corazzari contro nuove estrazioni di gas in Adriatico: «Il Polesine è già 4 metri sotto il mare»

Domenica 27 Febbraio 2022 di Federica Broglio
L'assessore Corazzari contro nuove estrazioni di gas in Adriatico: «Il Polesine è già 4 metri sotto il mare»
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ROVIGO - Il presidente della Regione Luca Zaia apre le porte al nucleare. Non parla del Veneto, certo, ma sostiene che per l’Italia sia l’unica soluzione per diventare autonomi sul piano energetico, per evitare lo spopolamento del sistema produttivo e ridurre i costi. Non esclude nemmeno le trivellazioni in Alto Adriatico «entro certi limiti e con tutte le limitazioni possibili», praticamente in linea con le recenti dichiarazioni del vicepresidente di Confindustria Paolo Armenio.


LA FRENATA

Richiama alla prudenza su certi temi l’assessore regionale dello stesso partito, la Lega, Cristiano Corazzari, polesano doc, con delega ai Territori e ai Parchi, oltre alla Pesca, cui vengono i brividi quando si parla di estrazioni di gas metano. «Come Regione avevamo assunto posizioni formali chiare contro le trivellazioni, proponendo un referendum abrogativo - ricorda - mi rendo conto che ora il tema dell’emergenza energetica è di stretta attualità, ma sono convinto che non si possa risolvere con soluzioni che si scontrano con la fragilità di un territorio, soprattutto se a farne le spese maggiori potrebbe essere il Delta del Po, area protetta e di rilevanza turistica da valorizzare».
Per Corazzari il Polesine ha già pagato a caro prezzo le estrazioni di gas metano. «Dal Dopoguerra a oggi abbiamo speso milioni di euro per garantire la sicurezza idraulica e se per risparmiare in bolletta dovremo poi spenderne altrettanti per ulteriori investimenti, non credo sia un ragionamento sostenibile - afferma l’assessore - siamo 4 metri sotto il livello del mare a seguito della subsidenza causata dalle estrazioni, qualsiasi decisione deve tenere conto di quest’aspetto con basi scientifiche».
Da considerare, dunque, c’è una terra a vocazione agricola, con un problema legato alla risalita del cuneo salino nel Po, con costi elevatissimi da parte dei Consorzi di bonifica per il sollevamento delle acque per l’irrigazione. «Se abbiamo evitato le ultime alluvioni causate dai cambiamenti climatici, è perché il Polesine ha saputo governare il territorio con interventi mirati alla sicurezza idraulica».
E se nei Comuni montani si sono creati Consorzi per la produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento delle acque, qui in Polesine, nonostante i fiumi, non è possibile farlo, per cui, per Corazzari, l’unica alternativa è l’utilizzo intelligente delle fonti rinnovabili.

SVILUPPO DA DIFENDERE

«Non possiamo permetterci che il terreno si abbassi di un altro metro - avverte l’assessore regionale - il Delta del Po è territorio dell’Unesco, ci sono molti interventi in campo a valere sul Pnrr per la promozione turistica, culturale, reti museali, la pesca rappresenta una risorsa, con eccellenze dell’enogastronomia, come il riso, l’ostrica rosa, il pesce azzurro e l’ex centrale Enel diventerà un villaggio turistico unico. Ora, in un territorio di tale valenza dobbiamo prestare molta attenzione alla tutela ambientale, paesaggistica, economica e di benessere sociale. Forse qualcuno si dimentica che a Porto Levante esiste un rigassificatore di metano liquido offshore, credo che quindi il Polesine faccia già la sua parte per l’approvvigionamento nazionale».
Sul nucleare Corazzari non si sbilancia, anche se ammette di avere una personale posizione. «Non ho le competenze scientifiche e tecniche per esprimermi ed è una scelta strategica che va fatta a livello nazionale, non locale. In Italia, però, su certi temi si sollevano obiezioni di varia natura e bisogna andare cauti»

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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