Vongole, dopo dieci anni via libera alla nursery sul Po di Levante

Mercoledì 25 Agosto 2021 di Enrico Garbin
La planimetria dell'area nursery per le vongole veraci

PORTO VIRO - Ci sono voluti oltre dieci anni, ma ora finalmente si può. Il Po di Levante, dal ponte della Romea al mare è stato ufficialmente riconosciuto come un’unica area di nursery in cui poter raccogliere il materiale seminale di vongola verace. Ha insomma trovato coronamento il lavoro che da un anno a questa parte vedeva la Rete Po di Levante, l’Istituto Zooprofilattico delle tre Venezie e il settore Veterinario dell’azienda Ulss 5 Polesana, per la classificazione della specie vongola verace “Ruditapes Philippinarum – Rubitapes Decussatus” del ramo del Po di Levante.

 
RICADUTE IMPORTANTI
Si tratta di un’autentica svolta che potrebbe avere ricadute di notevole impatto per gli allevatori di vongole delle lagune di Caleri e Marinetta: negli ultimi anni il comparto ha sofferto per le continue morie di prodotto dovuti a vari fenomeni, dall’interramento degli specchi acquei alle mareggiate, dagli sbalzi di temperatura ai fenomeni di anossia indotti anche dal proliferare di alghe.

Alla perdita della produzione e ai costi per riavviare la coltivazione, si sommava poi la beffa del doversi procurare la semina presso altre marinerie quando, a due passi, si trovava un’area di nursery naturale che praticamente non poteva essere toccata. Per le disposizioni del servizio Veterinario dell’azienda Ulss 5 Polesana, infatti, la raccolta di semina di prodotto destinata al consumo umano poteva svolgersi solo nel tratto compreso tra la Darsena Marina Nuova e la foce del Po di Levante. 


AREA DI SEMINA
Ora invece la nursery del Po di Levante avrà una lunghezza complessiva di 10,5 chilometri. Come risultato accessorio, tra l’altro, ora potrà essere raccolto e commercializzato anche l’eventuale prodotto di vongola verace maturo che dovesse essere rinvenuto nell’area fluviale. Un risultato importante, frutto di ripetute richieste e di un lavoro sotto il profilo normativo e sanitario che ha appianato i vari ostacoli, ma che nel frattempo ha fatto perdere più di un’occasione e va perciò preso come un primo passo nella giusta direzione. 
«In questi anni, nel Po di Levante non è più presente il prodotto che c’era un tempo - non nasconde il rammarico Stefano Benetton, il presidente della Rete Po di Levante - ma l’auspicio è che in futuro, anche tramite l’azione di vivificazione e pulizia del canale stesso, si possa ripristinare una risorsa così importante per tutto il comparto che, periodicamente, è messo in crisi dalle morie che caratterizzano il territorio». 
Ma non solo: «È noto che le lagune, queste aree di transizione, hanno bisogno di continue opere di vivificazione -continua Benetton- tra tutte, le più importanti ritengo possano essere gli escavi dei canali e l’asporto di sabbia fuori dalle lagune stesse, necessario per la sopravvivenza delle centinaia di operatori che svolgono l’attività di acquacoltori tra i Comuni di Rosolina e Porto Viro. Anche per il futuro, auspichiamo ci sia una costante collaborazione con gli Enti preposti per creare ulteriori possibilità di crescita sostenibile al settore». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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