Addio in solitudine all'amico di tutti "Cecchin" Rigobello

Domenica 20 Dicembre 2020 di Enzo Fuso
MORTO IN SOLITUDINE Nella casa di riposo di Lendinara si è spento Francesco Rigobello "Cecchin"

VILLANOVA DEL GHEBBO «Ogni persona anziana deve potersene andare in modo dignitoso. Non è un numero e anche in questo terribile momento il conforto di una parola, di uno sguardo vale più della vita stessa». Sono le parole di Roberta Bassani, vicina di casa di Francesco Rigobello, 89 anni, spirato venerdì mattina in Casa Albergo a Lendinara. «Per una decina di anni l’ho aiutato a mantenere in ordine la sua casa - continua Roberta -, poi circa tre anni fa Francesco non è stato più lo stesso persona. Gli era successo qualcosa, un lieve ictus. Così è stato portato in casa di riposo dove abitualmente andavamo a trovarlo io, mio marito Giovanni, i suoi amici Daniele e Franco e le rispettive mogli. Per me era come un padre». Morto a causa del Covid?. «Io non sono un medico, ma penso di sì. Mio marito l’aveva visto quindici giorni fa, stava bene, in primavera aveva avuto un po’ di tosse e di bronchite, ma tutto era passato. Volevamo accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, ma, non essendo parenti stretti, non ci è stato concesso di assistere al suo funerale».
UN PERSONAGGIO
«Era un uomo buono, che non chiedeva mai niente. Anche in casa di riposo non aveva perso il suo buonumore ed era sempre tranquillo, non si lamentava mai. Del funerale ce ne siamo occupati noi e l’agenzia Rossi di Lendinara che ha offerto le epigrafi». I funerali di Francesco Rigobello si sono svolti ieri nella chiesa del cimitero di Lendinara. Non era presente nessuno dei suoi amici.
Figlio del titolare della bottega di alimentari, è sempre vissuto solo nella grande casa che fungeva anche da rivendita. Per qualche anno ha fatto anche l’ambulante vendendo scarpe. Aveva tanti amici che nel conoscerlo avevano avuto modo di apprezzare il suo spirito libero, il grande ottimismo e il coraggio con cui affrontava le difficoltà di una vita non sempre facile. Francesco, per gli amici “Cecchin“, era il centro di ogni discussione per le sue intuizioni che mettevano in imbarazzo anche il più smaliziato degli interlocutori. Viveva di niente, i soldi non gli interessavano. Proverbiali i suoi viaggi in Portogallo alla ricerca della cagnolina smarrita. Gli bastava la benzina, una cassa di mele, quattro confezioni d’acqua e per le provviste era a posto. Il pane lo comperava per strada. Viaggiava e dormiva nella sua vecchia Fiat Uno di fabbricazione brasiliana e in un paio di giorni attraversava Italia, Francia e Spagna per arrivare nei pressi di Lisbona dov’era accolto da tanti connazionali trasferitisi laggiù. Viveva in un grande caseggiato di via Valdentro, occupandone solo una stanza al piano terra. Quando le gambe hanno cominciato a tradirlo, è stato costretto ad interrompere i suoi viaggi. Poi l’ictus che lo ha costretto ad essere ospitato in una casa di riposo.
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Ultimo aggiornamento: 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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