Rovigo. Giudice di pace, computer impallati e atti bloccati: scoppia la protesta, un avvocato chiama la polizia

Un avvocato ferrarese, spazientito, ha chiamato la Polizia locale perché venisse verbalizzato quanto stava accadendo

Martedì 4 Luglio 2023 di Francesco Campi
L'ufficio del giudice di pace

ROVIGO - Nella sede del Giudice di pace, in corso del Popolo, ieri mattina la situazione si è così arroventata, che è dovuta intervenire la Polizia locale.

Non per problemi legati alla condotta di qualcuno, ma proprio per un problema "di sistema". Effetto della cosiddetta riforma Cartabia, che pur muovendo da alcuni principi condivisibili, ha portato a conseguenze in parte impreviste in parte no, ma che hanno finito per avere risultati divergenti rispetto agli obiettivi decantati, come è il caso della norme contenute nel decreto legislativo 188 del 2021 sulla "presunzione di innocenza" che di fatto ha avuto solo l'effetto parossistico di imbavagliare la stampa, rendendo pressoché impossibile per i giornalisti l'essenziale e necessaria verifica con magistratura e forze dell'ordine di notizie anche rilevanti di cronaca nera e giudiziaria, comprimendo così altri diritti altrettanto importanti quale quello a una corretta informazione, corollario dell'articolo 21 della Costituzione.

Computer bloccati

In questo caso il problema è nato per le Disposizioni relative alla giustizia digitale, in virtù delle quali dal 30 giugno è diventato obbligatorio depositare telematicamente gli atti del processo presso gli uffici del Giudice di pace sia per i procedimenti di nuova introduzione che per quelli già pendenti. Tutto molto bello, in analogia con quanto già avviene in ambito civile. Peccato che non siano stati ben studiati i tempi e gli strumenti. Già l'Organismo congressuale forense, la rappresentanza politica dell'Avvocatura italiana, aveva messo in guardia nei giorni scorsi su quella che aveva definito «drammatica situazione», chiedendo il rinvio dell'applicazione della norma, perché «gli uffici dei Giudici di pace sono del tutto impreparati all'adozione del nuovo sistema che procurerà notevoli difficoltà agli avvocati e dunque ai cittadini». Quanto accaduto a Rovigo ne è stata la conferma. I computer degli uffici del Giudice di pace si sono impallati. Questo ha bloccato il deposito degli atti nelle udienze dei giudici Marco Bresciani e Patrizia Prando, bloccando tutto. E un avvocato ferrarese, spazientito, ha chiamato la Polizia locale perché venisse verbalizzato quanto stava accadendo. Contro la stortura della Cartabia, la soluzione è stata la cara vecchia carta. A sbrogliare la situazione, è intervenuto il presidente del Tribunale Angelo Risi che ha firmato un decreto nel quale si scrive: «Rilevato che, allo stato, presso l'ufficio del Giudice di pace di Rovigo sussistono e permangono oggettive e, allo stato, non superabili problematiche relative all'utilizzo del Pct (processo telematico, ndr) sia da parte delle cancellerie che da parte dei Gop (giudici onorari di pace, ndr), carenza di hardware all'interno degli uffici, mancata consegna dei nuovi portatili, obsolescenza di quelli già in dotazione, formazione ancora insufficiente, assenza delle firme digitali, vista la segnalazione giunta in tal senso dai Gop, in attesa della regolarizzazione delle situazioni di difficoltà e ferma la possibilità delle parti e degli ausiliari di procedere al deposito telematico dei propri atti, autorizza le parti, sino a regolarizzazione del servizio che verrà comunicato agli interessati con congruo anticipo, al deposito con modalità non telematiche degli atti processuali e dei documenti allegati, compresa la nota di iscrizione a ruolo. Autorizza altresì i Gop a celebrare le udienze ed a redigere e depositare i provvedimenti in modalità cartacea». 

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