Sfruttavano i connazionali nei campi dall'alba al tramonto: 3 euro l'ora, botte a chi si ribellava

Giovedì 25 Giugno 2020 di Luca Ingegneri
Sfruttavano i connazionali nei campi dall'alba al tramonto: 3 euro l'ora, botte a chi si ribellava
ROVIGO/PADOVA - Sfruttavano una dozzina di connazionali obbligandoli a lavorare nei campi ininterrottamente dall'alba al tramonto, senza giorni di riposo, e senza nemmeno la possibilità di mangiare o andare in bagno, per 3 euro all'ora. Cinque caporali rischiano ora di finire sotto processo con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro clandestino. Il pm Marco Brusegan ha comunicato di aver concluso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dei marocchini Mohamed El Ayat, 30 anni, titolare dell'impresa agricola, Mounir El Asri, 34enne, e Radouane Akrouche, 37 anni, tutti residenti a San Martino di Venezze, Mohamed El Asri, 55 anni, di Anguillara, e Youssef Jellal, 27 anni, domiciliato a Bagnoli. Nel febbraio scorso i carabinieri li avevano sottoposti alla misura dell'obbligo di dimora, con l'unica eccezione di Jellal che aveva preferito fuggire in patria. I braccianti sfruttati lavoravano nei campi tra Cavarzere, dove è partita l'indagine, San Martino di Venezze e la Bassa Padovana, in particolare Tribano, Conselve, Arre e Montagnana. Se parlavano o si fermavano un attimo per prendere un sorso d'acqua che potesse ristorarli dal caldo atroce dell'estate, venivano picchiati. Tutto per il miraggio, che ha dato il nome all'operazione dei carabinieri, di un contratto di lavoro che consentisse di ottenere il permesso di soggiorno.

L'INDAGINE
L'indagine era cominciata da due braccianti che lavoravano in un fondo agricolo di Cavarzere: avevano deciso di raccontare quanto accadeva, perché avevano capito che la loro condizione di braccianti non era regolare e che un vero contratto non l'avrebbero mai avuto. Da quella denuncia i militari avevano iniziato a indagare, con appostamenti e monitoraggi: invece di mettersi in regola Mohamed El Ayat aveva trasferito l'attività conto terzi a Montagnana, Tribano, Arre, Conselve e San Martino di Venezze, intestando la nuova azienda alla moglie. I caporali avevano il compito di pagare gli stipendi, portando e seguendo nei campi il gruppo di lavoratori, costretti in ambienti malsani e senza i minimi requisiti di sicurezza e salubrità. Chi si ribellava veniva picchiato. E quando si verificavano incidenti sul lavoro, i poveretti erano costretti a tornare sui campi l'indomani nonostante i giorni di prognosi. Alla fine chi ha collaborato con gli investigatori ha ottenuto quel documento tanto sognato per motivi di giustizia.
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