Bosaro. Passa la piena, cavo d’acciaio blocca i detriti al ponte Osti

Intervento dei Vigili del fuoco per rimuovere l'ostacolo e facilitare il deflusso

Lunedì 4 Marzo 2024 di Francesco Campi
Vigili del fuoco in azione sotto il ponte Osti sul collettore padano a Bosaro

BOSARO - L'ondata di piena prodotta dalle intense piogge ha attraversato il Polesine senza fare danni, attentamente monitorata. Già sabato, nel bollettino di criticità idrogeologica e idraulica, il Centro funzionale decentrato della Protezione civile del Veneto indicava l'allerta gialla per il solo tratto terminale del Po con possibile interessamento di aree golenali. Ieri, invece, Aipo segnalava che le «precipitazioni lungo il crinale alpino e appenninico dell'alto Po caratterizzate da significativi apporti nevosi» portavano a prevedere, nella giornata di oggi, un innalzamento dei livelli nelle sezioni del fiume Po a monte con valori superiori alla soglia ordinaria. Un'onda che, viste anche le previsioni di ulteriori precipitazioni, «localmente significative, in particolare su pianura e zone prealpine» sottolinea Arpav, potrebbe nuovamente arrivare a interessare a breve il Polesine. 
 

MONITORAGGIO COSTANTE
In ogni caso, il personale Aipo e il Servizio di piena centrale Aipo sono attivi nelle operazioni di monitoraggio e controllo dei livelli e delle arginature al fine di prevenire eventuali criticità, in coordinamento con i sistemi locali e regionali di protezione civile.

Intanto, a conferma dell'attenzione sull'intera rete scolante polesana, ieri i vigili del fuoco sono intervenuti a Bosaro, per risolvere una criticità dovuta all'accumulo di tronchi e detriti trascinati dalla corrente all'altezza del ponte Osti, il vecchio ponte sul Collettore Padano, prima di arrivare a quello della chiesa, da tempo non percorribile e in condizioni di degrado, ma inserito nell'elenco dei beni architettonici con oltre 70 anni, per i quali è in corso la verifica della sussistenza dell'interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Il ponte, pur in cattivo stato di conservazione e non più utilizzabile, ha ancora integra la sua struttura originaria che risale a fine Ottocento, quando fu avviata la costruzione del Collettore Padano Polesano, detto anche "Scolon", su progetto dell'ingegnere idraulico del Genio Civile di Ravenna Filippo Lanciani, per il riassetto idraulico e la bonifica dei territori alla destra del Canalbianco a seguito della disastrosa rotta dell'Adige del 1882.

 
A segnalare il problema a Vigili del fuoco e Consorzio di bonifica, era stata, sabato, l'associazione Soccorso nazionale, guidata da Massimo Maneo, che aveva fatto presente, con tanto di fotografie come «un cavo d'acciaio, di dubbia installazione, blocca il regolare afflusso delle acque permettendo l'accumularsi di detriti e legname, diventando pericoloso in queste ore di piena». 
Una segnalazione fondata, perché rami e tronchi rimasti impigliati al cavo avevano originato una “isola di detriti”, che senza il tempestivo e risolutivo intervento dei vigili del fuoco avrebbe potuto davvero rappresentare un pericolo. Proprio questo tipo di formazioni all'altezza dei ponti, infatti, anche con piene contenute può provocare un “effetto diga” con tracimazioni localizzate.

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