Zaia: «Veneto, ripresa a due cifre: Pil +10-12% nel 2021»

Martedì 22 Giugno 2021 di Angela Pederiva
Zaia: «Veneto, ripresa a due cifre: Pil +10-12% nel 2021»

VENEZIA - Luca Zaia l'aveva già detto a proposito della pandemia, affermando di vedere una luce in fondo al tunnel ed escludendo che si trattasse di un treno, lanciato in direzione ostinata e contraria. Ora il presidente della Regione ne riparla anche a riguardo dell'economia, ribadendo di osservare un chiaro segnale di ripartenza: «La ripresa in Veneto è molto forte e entro fine anno siamo convinti di potere registrare una crescita del Pil a due cifre, tra il 10% e il 12% circa».

Previsioni in linea con i dati di Assindustria Venetocentro («La produzione è a +11%, l'export a +5%», aveva evidenziato l'altro giorno il numero uno Leopoldo Destro), che ritoccano al rialzo le ultime stime dei vari centri studi, pur riscontrando una criticità nel rincaro delle materie prime.


I NUMERI

Il punto di partenza è il calo del Pil rilevato in Veneto nel 2020 e analogo alla media nazionale: -8,9%. Secondo l'analisi effettuata dall'ufficio studi della Cgia di Mestre, coordinato da Paolo Zabeo, la crescita nel 2021-2022 sarà più intensa a Nordest rispetto al resto del Paese, attestandosi prudenzialmente fra +5,4% (+5,5% il parziale veneto) e +4,5%, a fronte di una forchetta italiana compresa fra +4,7% e +4,2%.
Considerando specificamente il Veneto, la manifattura sembra destinata a recuperare i livelli del 2019 fra quest'anno e il prossimo (+5,6% e +4,6%), trainata dalla ripresa delle costruzioni ( +12,6% e +6,7%). Più lento sarà invece il ritorno degli investimenti ai volumi pre-crisi del 2007, tanto da essere fissato dagli analisti per il 2023, anche se in questo biennio l'aumento è comunque stimato a due cifre: +13,2% e +10,3%. In compenso già nei prossimi mesi l'export dovrebbe salire del +12,4%, riacchiappando i risultati del 2019 (65,142 miliardi) in appena un anno, con un rimbalzo quantificabile in 68,120 miliardi nel 2021 e in 73,514 miliardi nel 2022.
Più difficile sarà la ripresa dei consumi, che nel 2020 hanno patito una riduzione pari a -11,8%, poiché in questi due anni non dovrebbero aumentare oltre +4,3% e +6,1%. Stabile è prevista la situazione dell'occupazione: +0,1% e +0,6%, con un tasso di disoccupazione destinato a risalire al 7,2% e al 7,4%.

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LA FIDUCIA

Premessi questi numeri, il settore manifatturiero pare guardare con fiducia e ottimismo all'immediato futuro, stando all'indagine congiunturale condotta da Unioncamere Veneto su un campione di 2.275 aziende con almeno 10 addetti. Pensando al secondo trimestre 2021, infatti, in media il 57% degli imprenditori scommette sull'aumento della produzione. «Restano certo aperte alcune incognite avverte però il presidente Mario Pozza quali il rincaro delle materie prime, lo sblocco dei licenziamenti e se la crisi abbia intaccato la solidità finanziaria delle imprese». 


L'INCOGNITA

L'aumento dei prezzi negli approvvigionamenti preoccupa anche Zaia: «È senza dubbio un'incognita pesante che influisce non solo sui prezzi delle utility ma anche su quelli al consumo. So di imprese che fissano il prezzo delle grondaie in rame per le ristrutturazioni edilizie a 5 giorni, riservandosi di cambiare i valori allo scadere del preventivo. Da quello che ci dicono gli esperti tuttavia già da settembre dovrebbe registrarsi un'inversione di tendenza che dovrebbe riportare i costi delle materie prime e dei semilavorati su cifre più consone al sereno prosieguo della ripresa». Secondo il sondaggio di Unioncamere, l'incremento viene avvertito in maniera generalizzata dal 58% delle ditte, con una percezione maggiore tra le imprese delle macchine elettriche ed elettroniche (+10,7%), dei mezzi di trasporto (+17,5%) e dei metalli (+16,5%). 


IL LISTINO

Cna Veneto sfoglia il listino dei rincari. Il rame quotato al London Metal Exchange è arrivato ad oltre 10.000 dollari alla tonnellata, segnando il nuovo massimo a dieci anni, mentre l'alluminio è aumentato di circa il 65% in un anno. Per il SiderIndex, l'indice che misura le quotazioni medie dei prodotti siderurgici in acciaio al carbonio, il prezzo è di 600 euro alla tonnellata. I coils di acciaio sono saliti del 140% da agosto stando alle quotazioni del Chicago Mercantile Exchange, dove il ferro registra variazioni del 117% da novembre. In crescita è pure il pvc (+30%), così come il legno(+45%), con il lamellare che è passato nel giro di un anno da 600 a 950 euro al metro cubo. «Le materie prime sottolinea l'associazione degli artigiani sono sempre più scarse: chi cerca l'acciaio oggi per il prossimo mese di lavori, non lo trova. I prezzi poi non si discutono più con i fornitori». Di qui la sollecitazione del presidente Alessandro Conte: «Chiediamo che all'interno delle progettualità del Pnrr rientrino azioni strategiche in grado di far ripartire la produzione di alcune materie prime all'interno del territorio, proprio per evitare di essere soggetti a speculazioni».

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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