Risparmio, il sogno ormai finito
basta "formichine" a Nordest

Lunedì 8 Agosto 2016 di Natascia Porcellato
Risparmio, il sogno ormai finito basta "formichine" a Nordest
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Risparmio sempre difficile in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e nella provincia di Trento. Secondo i dati analizzati da Demos per l’Osservatorio sul Nordest del Gazzettino, è circa il 13% dei nordestini a dichiarare di essere riuscito a mettere da parte dei soldi nel corso dell’ultimo anno. Il 60%, invece, ha solo tirato avanti, mentre il 18% ha dovuto intaccare le riserve accantonate in passato. Quanti poi sono ricorsi a prestiti o hanno consumato sia le proprie riserve che quelle derivanti da debiti sono, complessivamente, il 9% dei rispondenti.
Il risparmio costituisce una delle grandi risorse nazionali. La propensione a mettere da parte denaro, cautelandosi per periodi meno positivi, infatti, è una delle caratteristiche che maggiormente caratterizzano gli italiani rispetto ai propri vicini europei. Anche il modello bancario si è quindi configurato in maniera del tutto peculiare. La storia del movimento cooperativo di credito, d’altra parte, racconta di un territorio che condivideva in maniera del tutto peculiare le proprie risorse economiche e finanziarie. Ma questa stessa esperienza parla anche di un modello bancario profondamente legato al proprio modello di sviluppo e di società. Anche per questo quanto accaduto negli ultimi anni alle banche dei territori costituisce una grave ferita: perché colpisce uno degli assi su cui ha poggiato la crescita e lo sviluppo di queste aree e mina la fiducia reciproca tra le diverse componenti sociali. 
Attraverso queste riflessioni, si possono meglio comprendere l’importanza dei dati relativi alla propensione al risparmio dei nordestini. I risparmiatori, infatti, sono progressivamente diminuiti. Oggi è il 13% a dichiarare di aver messo da parte dei soldi nel corso dell’ultimo anno, ma rispetto al 2004, quando la quota era intorno al 21%, il saldo è negativo di 8 punti percentuali. Nello stesso arco di tempo, sembra essere cresciuta la componente che si è limitata a tirare avanti (60%, +8 punti percentuali rispetto al 2004). Sostanzialmente stabili, invece, i settori sociali maggiormente in difficoltà, quelli che hanno dovuto prendere in prestito dei soldi (18%) o che hanno consumato sia denaro risparmiato che prestato (9%).
Come si caratterizzano dal punto di vista sociale questi comportamenti? Coloro che sono riusciti a risparmiare sono in misura maggiore gli under-25 (23%) e persone in possesso di un alto livello di istruzione (22%). Dal punto di vista professionale, poi, la propensione al risparmio tende ad essere più presente tra impiegati (21%), studenti (22%) e liberi professionisti (23%).
Il profilo di chi ha solo tirato avanti, invece, vede una presenza superiore alla media di adulti (55-64 anni, 66%) e anziani con oltre 65 anni (79%), oltre che di quanti sono in possesso di un basso livello di istruzione (81%). Guardando alle categoria socio-professionale, vediamo che sono soprattutto casalinghe (67%) e disoccupati (75%) ad aver resistito, per quanto arrancando.
Consideriamo quanti si sono trovati nelle situazioni più difficili. Hanno intaccato i propri risparmi soprattutto i giovani (27%), gli studenti (24%) e i lavoratori autonomi (32%). Infine, coloro che hanno speso sia le proprie riserve che quelle derivanti da prestiti sono in misura maggiore persone tra i 25 e i 44 anni (16-17%), quanti sono in possesso della licenza media (13%), oltre a liberi professionisti (13%) e, comprensibilmente, disoccupati (23%).
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