La "strage" degli artigiani: dal 2009
fallite 12mila aziende a Nordest

Venerdì 25 Aprile 2014 di Daniela Boresi
La "strage" degli artigiani: dal 2009 fallite 12mila aziende a Nordest
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VENEZIA - Piccole imprese crollano. Il tessuto solido del Nordest, quello fatto di aziende a conduzione familiare e legato all’artigiano è tra quelli che maggiormente ha subito lo tsunami di una crisi che non ha fatto sconti.



E non è l’attuale trend a fare paura, ma i dati degli ultimi 5 anni che mostrano con drammaticità quanto le imprese abbiamo sofferto. In 5 anni in Italia si sono perse 75.500 imprese artigiane, 12mila delle quali nell’"area d’oro" del Nordest.



La Cgia di Mestre non nega la drammaticità: è stato senza ombra di dubbio il settore più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel nostro Paese. Ad essere maggiormente penalizzato il settore delle costruzioni, assieme a trasporti, manifatturiero (metalmeccanica, tessile, abbigliamento e calzature).



«Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito – segnala Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare».



Tra il 2009 e il 2013 in Veneto mancano all’appello 9.800 imprese artigiane. Di queste, 2.187 operavano in provincia di Treviso, 1.949 a Verona, 1.848 a Vicenza e 1.836 a Venezia. Si stima che in questo quinquennio la contrazione occupazionale dell’artigianato veneto sia stata di circa 28.000 unità.



Da un punto di vista metodologico, fa notare la Cgia, la nati-mortalità delle imprese è stata calcolata come differenza tra le imprese artigiane iscritte in un periodo e le cessazioni non d’ufficio avvenute nello stesso lasso di tempo. Ai fini del calcolo sono state utilizzate le cessazioni non d’ufficio, in modo che il saldo risulti pulito da eventuali operazioni di revisione degli archivi. Se il veneto piange, anche il Friuli Venezia Giulia si lecca le ferite: 1546 le aziende che hanno chiuso i battenti, con il 2012 l’anno più nero. 644 in Trentino Alto Adige i "morti", con un trend che ha visto il 2013 l’anno peggiore. Di riflesso pesante anche la flessione dei posti di lavoro. Dall'inizio della crisi ad oggi, la disoccupazione nel Veneto è raddoppiata, ora supera il 7,5%. Quella giovanile è addirittura triplicata, passando dall'8 al 25% circa, mentre in termini di Pil il Veneto ha perso quasi un punto percentuale in più della media registrata a livello nazionale.



Come spiega Bortolussi, in questo momento, vince solo chi punta sull’export. «La capacità dei nostri prodotti di conquistare nuovi mercati e nuovi acquirenti è stata straordinaria - commenta il segretario della Cgia - Nel 2013 l’export veneto è cresciuto del 2,8 per cento: nonostante la crisi economica e un euro ancora molto forte rispetto alle principali monete internazionali, la crescita nei mercati extra europei è stata sorprendente. I risultati ottenuti sul mercato russo (+ 9,9 per cento), su quello statunitense (+ 6,7 per cento) e su quello cinese (+ 6,8 per cento) la dicono lunga sulla capacità del nostro sistema imprenditoriale di reggere le sfide dell’internazionalizzazione».
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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