I dati sul coronavirus che la Regione del Veneto manda a Roma sono veri o sono falsi? Ossia: i 1.000 posti letto delle terapie intensive sono davvero attivabili o sono solo letti senza macchinari e senza personale specializzato? La domanda non è peregrina se si considera che è stato in base a quei dati - il numero dei posti letto nelle aree non gravi e nelle rianimazioni - che l'algoritmo partorito a Roma ha sempre classificato il Veneto in zona gialla, mentre altre regioni prima delle feste natalizie diventavano già arancioni o peggio ancora rosse. Ma se la domanda arriva da un sottosegretario di Stato - il vicentino Achille Variati - la faccenda assume una connotazione più politica che tecnica: a Roma davvero pensano che i dati spediti da Luca Zaia siano farlocchi?
LA POLEMICA
Come durante il lockdown primaverile, ieri i tre sottosegretari dem veneti Achille Variati (Interno), Pier Paolo Baretta (Economia e Finanze), Andrea Martella (presidenza del Consiglio), hanno tenuto una conferenza stampa per riassumere cosa ha fatto il governo Conte II per la regione in questi mesi di pandemia.
L'INVITO
Cosa succederà dopo la Befana, quando si tireranno le fila dell'arcobaleno natalizio deciso a livello nazionale, è tutto da vedere. Il veneziano Baretta non ha escluso che i criteri che determinano la classificazione delle regioni in zona gialla, arancio o rossa, possano essere «rivisti». Sta di fatto che la componente dem governativa non intende fare sconti a Zaia. «Da qui al 6 gennaio il Governo dovrà fare una valutazione attenta sull'andamento dell'epidemia in ogni regione - ha detto il veneziano Martella - ma credo che una iniziativa spetti anche al governo regionale perché, al di là del rapporto tra tamponi e contagi, in Veneto la situazione è preoccupante ed è evidente che qualcosa non ha funzionato». Esattamente Zaia cosa dovrebbe fare? «Affrontare la situazione prima che sfugga di mano». Come, non è stato detto.