Covid e contagi, dati nel mirino del Pd: «Zaia deve fugare i dubbi»

Martedì 29 Dicembre 2020 di Alda Vanzan
Covid e contagi, dati nel mirino del Pd: «Zaia deve fugare i dubbi»
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I dati sul coronavirus che la Regione del Veneto manda a Roma sono veri o sono falsi? Ossia: i 1.000 posti letto delle terapie intensive sono davvero attivabili o sono solo letti senza macchinari e senza personale specializzato? La domanda non è peregrina se si considera che è stato in base a quei dati - il numero dei posti letto nelle aree non gravi e nelle rianimazioni - che l'algoritmo partorito a Roma ha sempre classificato il Veneto in zona gialla, mentre altre regioni prima delle feste natalizie diventavano già arancioni o peggio ancora rosse. Ma se la domanda arriva da un sottosegretario di Stato - il vicentino Achille Variati - la faccenda assume una connotazione più politica che tecnica: a Roma davvero pensano che i dati spediti da Luca Zaia siano farlocchi?


LA POLEMICA

Come durante il lockdown primaverile, ieri i tre sottosegretari dem veneti Achille Variati (Interno), Pier Paolo Baretta (Economia e Finanze), Andrea Martella (presidenza del Consiglio), hanno tenuto una conferenza stampa per riassumere cosa ha fatto il governo Conte II per la regione in questi mesi di pandemia.

L'occasione per ricordare i contributi economici sin qui stanziati e riepilogare l'attività di controllo effettuata anche durante le festività natalizie. Ma il tema che da giorni tiene banco è il boom di contagi in Veneto e la polemica sul rapporto tra tamponi eseguiti e positivi scovati. E senza neanche essere sollecitato dai cronisti, il sottosegretario Variati ha affrontato la questione lanciando una bordata a Palazzo Balbi. «Il Veneto a ieri aveva più di seimila morti, circa 90mila positivi, oltre 2.600 ricoverati in ospedale più altri 370 pazienti in terapia intensiva - ha detto l'esponente del Viminale -. È il paradosso del Veneto che nella prima fase, con orgoglio, si vantava di avere una delle migliori sanità d'Italia se non del mondo e ora è diventato uno dei luoghi più pericolosi. E il presidente Zaia, in una delle sue tante conferenze stampa, ha persino detto che la zona gialla è di piena responsabilità del governo. Però, e non me ne voglia Zaia anche se non ama essere criticato, c'è un ma: se l'algoritmo fissato dalle strutture tecniche nazionali ha classificato il Veneto in zona gialla è perché a Roma sono stati forniti dei dati che hanno consentito questa classificazione. E questi dati li ha forniti la Regione. In particolare la Regione ha detto che sono attivabili 6mila posti letti nelle aree non gravi e mille in terapia intensiva. I sindacati dei medici, però, hanno detto che il personale specializzato per supportare mille rianimazioni non ci sarebbe». E il governo a chi crede? Ai sindacati dei dottori o a un suo ente territoriale? «Credo - ha detto Variati - che, anche per sfatare qualsiasi dubbio, sarebbe opportuna una ricognizione dei posti letto effettivamente attivabili senza mettere in crisi gli altri reparti. I dati della Regione che arrivano a Roma devono essere realistici. Servono trasparenza, responsabilità, realismo».


L'INVITO

Cosa succederà dopo la Befana, quando si tireranno le fila dell'arcobaleno natalizio deciso a livello nazionale, è tutto da vedere. Il veneziano Baretta non ha escluso che i criteri che determinano la classificazione delle regioni in zona gialla, arancio o rossa, possano essere «rivisti». Sta di fatto che la componente dem governativa non intende fare sconti a Zaia. «Da qui al 6 gennaio il Governo dovrà fare una valutazione attenta sull'andamento dell'epidemia in ogni regione - ha detto il veneziano Martella - ma credo che una iniziativa spetti anche al governo regionale perché, al di là del rapporto tra tamponi e contagi, in Veneto la situazione è preoccupante ed è evidente che qualcosa non ha funzionato». Esattamente Zaia cosa dovrebbe fare? «Affrontare la situazione prima che sfugga di mano». Come, non è stato detto.

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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