Veneto, è bufera sui dati: «I contagi sono più bassi, è perchè facciamo tanti tamponi»

Lunedì 28 Dicembre 2020 di Alda Vanzan
Tamponi, foto di repertorio
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VENEZIA  - Contagi in Veneto, è ancora polemica sui numeri. Solo che, rispetto a due settimane fa, adesso è la politica a farsi sentire, con Rifondazione che chiede le dimissioni del governatore Luca Zaia e il Partito Democratico che, anziché chiedere lumi al suo Governo che per settimane ha classificato il Veneto in fascia gialla, accusa la Regione di non avere inasprito a sufficienza le restrizioni.

In mezzo ci sono i numeri, incontrovertibili: ieri altri 2.779 nuovi casi.

Quello su cui si baruffa sono le percentuali: tassi di contagio al 36% come dicono a Roma (che riprende i dati della venetissima Azienda Zero) o all'8% come si affanna a ripetere Palazzo Balbi che nel computo conteggia non solo i tamponi molecolari ma anche i test rapidi? È così che nelle varie e differenti narrazioni di questa seconda ondata del virus, tutto diventa motivo di scontro politico. Anche di strumentalizzazione. La scoperta che in tre cittadini veneti è stata trovata la versione inglese del virus è diventata sui social un campo di battaglia, con una accusa a dir poco inverosimile: i ricercatori dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie (nel cui Cda peraltro siede un rappresentante del ministero della Salute) si sarebbero inventati le varianti venete così da consentire a Zaia di non essere messo in croce.

I NUMERI Partiamo dai numeri. Il giorno di Natale l'agenzia di stampa Ansa titola: Oltre 5mila casi in veneto, tasso positività al 36%, tre volte di più della media nazionale che è al 12,5%. Il giorno dopo Zaia sbotta: «Il Veneto sta curando tutti i suoi malati, ne abbiamo circa 3.400 Covid e 7.000 non Covid, noi non siamo come Bergamo a marzo». Ma la politica fa il suo corso. Ed è anche fuoco amico. Dalla Lombardia, Regione governata dal centrodestra a trazione leghista, l'assessore al Welfare Giulio Gallera non fa sconti: «Non hanno fatto tesoro di quanto accaduto altrove». In terra veneta, le opposizioni vanno oltre: «Una catastrofe, il Veneto è un'emergenza nazionale», dice il segretario regionale di Articolo Uno, Gabriele Scaramuzza, che arriva a ventilare un commissariamento della sanità. Paolo Benvegnù, di Solidarietà Ambiente Lavoro, formazione che alle ultime elezioni era sostenuta da Rifondazione e Partito Comunista, non ha dubbi: «Zaia si dimetta». E il gruppo consiliare regionale del Partito Democratico: «La variante inglese del virus è presente anche in altre Regioni e non spiega il caso Veneto. Servirebbe invece da parte di Zaia il riconoscimento che la situazione è grave, che ci sono stati errori e responsabilità proprie, a partire dai messaggi mai chiari e dalle scelte non prese». Accuse cui replica Alberto Villanova, capogruppo di Zaia Presidente: «Forse il Pd non lo sa, ma la decisione di lasciare il Veneto in zona gialla in queste settimane è stata presa dal suo stesso governo. Dal Pd solo sciacallaggio sulla nostra sanità».

IL CONFRONTO E Zaia cosa dice? Il governatore ripete che il dato del 36% dei contagi non è vero: «La verità è che noi facciamo molti tamponi molecolari e rapidi ma se tutti i positivi vengono caricati solo sui molecolari viene fuori una percentuale alta». Dopodiché dal Dipartimento Prevenzione della Regione è arrivata una nota in cui si dice che la tabella diffusa nei giorni scorsi da Azienda Zero - cioè quella che ha fatto titolare contagi al 36% - fornisce una erronea lettura dell'andamento dell'epidemia da Covid 19 nella Regione del Veneto, in particolare per quanto riguarda le percentuali del numero dei positivi sui tamponi effettuati. Esattamente come venti giorni fa. Ma perché Azienda Zero, organismo veneto, diffonde dati la cui lettura è poi contestata dalla Regione? La risposta di Palazzo Balbi è che Azienda Zero deve seguire le indicazioni del ministero della Salute, peraltro risalenti allo scorso febbraio, quando si facevano solo tamponi molecolari. E sempre il Dipartimento Prevenzione ha diffuso altri dati che dimostrano che il tasso di contagiosità in Veneto è più basso di quello nazionale: non il 36%, ma l'8% contro il 14% registrato ieri in Italia. A dicembre (dato parziale) sono stati fatti 407.754 tamponi e 684.519 test antigenici per un totale di 1.092.273. Che, a fronte di 88.705 nuovi casi positivi, dà appunto l'8%. Il ministero, poi, si sarebbe impegnato a rendere noti tutti i dati, anche quelli dei test rapidi. La polemica, intanto, continua.

Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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