Banche Venete. Eba: «Dai salvataggi rischi di disparità in Europa»

Mercoledì 5 Luglio 2017
Andrea Ernia
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Ci risiamo.
L'Eba di Andrea Ernia torna ad avere una parola buona, si fa per dire, per l'Italia. Nel salvataggio delle banche venete «sembra essere emersa la possibilità che l’interesse pubblico sia valutato in modo diverso a livello europeo e nazionale» e «questo potenzialmente apre la strada alla possibilità che diverse preferenze emergano a livello nazionale sull’utilizzo di meccanismo di supporto pubblico», ha detto il presidente dell’Eba in audizione al Senato, rilevando che «non sembra aver tenuto» il principio chiave del
no creditor worse off, secondo cui nessun creditore deve trovarsi in peggiori condizioni nella risoluzione rispetto alla liquidazione. «A mio modo di vedere», ha spiegato il numero uno dell’Autorità Bancaria Europea di fronte alla Commissione Finanze di Palazzo Madama, «questo implica di converso che nessun creditore può beneficiare di un trattamento migliore in liquidazione rispetto alla risoluzione, visto che quest’ultima attiva una serie di salvaguardie pubbliche per preservare la continuità delle funzioni essenziali».
Poi la strigliata sugli Npl. «È necessario attivare politiche attive che accelerino la pulizia dei bilanci bancari», ha detto Enria. «Tra le numerose sfide che il settore sta affrontando rimangono certamente le questioni della redditività, dei modelli di business e, di particolare importanza e interesse per l'Italia e altri paesi dell'Unione, quella dei crediti deteriorati delle banche». Su questo «il processo di aggiustamento sta facendo progressi» con l'avvio della diminuzione a livello europeo del rapporto tra i crediti deteriorati e gli impieghi fin dalla fine del 2014. «Ma il volume dei crediti deteriorati - ha rilevato - rimane ancora eccessivamente elevato, poco al di sotto dei 1.000 miliardi di euro per tutta l'Unione, nelle banche del nostro campione. In dieci Stati membri, tra i quali l'Italia, il rapporto tra crediti deteriorati e impieghi si situa sopra al 10%, con un effetto negativo sulla redditività delle banche e sulla loro capacità di erogazione di nuovi crediti». Enria ha poi ricordato che «l' Eba ha dedicato molta attenzione a questo tema e ha avanzato proposte concrete».

CONSUMATORI - Il decreto legge sulle banche venete «dà il colpo di grazia a decine di migliaia di piccoli azionisti già clienti di Veneto Banca e Popolare Vicenza ai quali negli anni sono state vendute fraudolentemente, come accertato dalla Consob, le azioni delle due banche». Lo sottolineano 14 associazioni dei consumatori, che in una lettera aperta a Governo, Parlamento e Intesa SanPaolo chiedono modifiche al decreto sulle banche venete nel senso di una maggiore tutela dei piccoli azionisti minacciando, in caso contrario, un esodo in massa dagli sportelli della banca milanese. Per Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori il decreto «pregiudica decine di migliaia di vittime di illeciti gravissimi che minano valori fondamentali quali la tutela del risparmio sancita dall'art. 47 della Costituzione. Gli attivi delle due banche sono l'irrinunciabile garanzia per tutti i creditori involontari quali le vittime degli illeciti. A fronte del trasferimento delle aziende bancarie e degli attivi a Intesa Sanpaolo chiediamo che nel perimetro della cessione siano ricompresi anche i debiti risarcitori derivanti dal 'misselling' (vendite scorrette, ndr) delle azioni». La modifica proposta, aggiungono, «è concretamente perseguibile in quanto le risorse necessarie per indennizzare i danneggiati sarebbero contenute e comunque bilanciate dai vantaggi dell'operazione».(A
Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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