C'era una volta l'autostrada A4 del Settecento: grand tour nella Pianura Padana

Lunedì 18 Aprile 2022 di Pieralvise Zorzi
Il Grand tour del Settecento

Fin dal Seicento, i gentiluomini forestieri e talvolta le gentildonne compiono quello che si chiamerà Grand Tour, precipitandosi a frotte in Italia.

Il Belpaese era un luogo ambito e intrigante, ricco di avventure e, in qualche modo, rappresentava quello che oggi potrebbe essere tranquillamente un... avventura ai Tropici. E non è un caso che fior fiore di intellettuali, oltre a mercanti, commercianti e avvenuturieri decideva di scendere in Italia non solo per spirito di ricerca, ma anche per ritrovare antiche atmosfere. La prima (probabilmente) guida del Grand Tour è del 1670, quando Thomas Lassels pubblica per la prima volta due divertenti libretti che in tutto e per tutto sono una guida a quel che l'autore chiama gyro of Italy. Ed ecco che vengono stampate sempre più delle pubblicazioni tascabili ad uso dei viaggiatori. Ovviamente due delle tappe preferite, al Nord, sono Milano e Venezia. Una particolarmente pratica (oggi ahimè introvabile) è l'atlante bilingue Roads of Italy, meglio conosciuto col secondo titolo, un po' aulico, ma che rende bene di Il portafoglio necessario a tutti quelli che fanno il giro d'Italia.

LA PRATICA GUIDA
Il volumetto del 1774 non contiene come altri precedenti e contemporanei descrizioni dei luoghi e dei monumenti che più o meno in questo secolo fanno tutti e con abbondanza di particolari. L'atlante, con un ben studiato senso di praticità, fornisce solo indicazioni strettamente utili al viaggio, con 26 cartine ben dettagliate che si aprono a fisarmonica, incise da Mr P. Andrews. Tra i vari itinerari e relative mappe, siamo rimasti colpiti da uno che ci è particolarmente familiare: il viaggio Milano-Venezia, poste 22 e mezza, miglia 177, praticamente 284, 85 chilometri. In particolare c'è una cartina dettagliatissima che indica il percorso - in sostanza rappresenta di fatto - l'antenata della A4, che per lo stesso percorso oggi di km ne indica 266.

LE STAZIONI DI POSTA
Anche quasi tutte le stazioni di posta per il cambio dei cavalli corrispondono ai caselli autostradali, con minime variazioni: Segrate, Canonica d'Adda (oggi invece è Capriate), Palazzolo, Ospitaletto, Brescia, Desenzano e via così. Solo a Venezia non c'è l'uscita Mestre, ma si arriva (o si parte) da Lizza Fusina dove, come indica Mr. Andrew Dury, compilatore ed editore, si piglia una barca per Venezia. Il libriccino si prende la giusta briga di indicare tutte le poste del nostro itinerario e il prezzo dell'affitto dei cavalli per ogni Stato della Penisola.

IL COSTO DEL CAVALLO
Apprendiamo quindi che nello Stato Veneto, inteso come Repubblica di Venezia, per due cavalli da sedia, cioè da carrozza, si pagano 15 lire; per un cavallo da sella 5 e per un postiglione 5. C'è però in calce un Nota Bene: nello Stato Veneto si può prendere un biglietto, che si chiama la cambiatura, che non si paga che undici lire, per un cavallo da sedia Offerta Speciale: i veneziani sono sempre più avanti del resto del mondo. Lo scopo dichiarato nella prima pagina da Mr. Dury, distinto Gentiluomo, come si definisce nel frontespizio, è evitare che gli altrettanto distinti turisti vengano turlupinati. Difatti inizia con una citazione di Rousseau: «La sorte dei ricchi è essere sempre ingannati e mal serviti sul mercato. Nessuno è più portato a sentire questa verità dei Signori che viaggiano nei paesi stranieri: trovandosi, per così dire, in un mondo nuovo, sono costretti ad abbandonarsi ciecamente nelle mani di un valletto o dar fiducia all'onestà dei postiglioni e degli albergatori».

LE OSTERIE
Lo scopo della guida sarà quindi di indicare i luoghi giusti, le vie giuste per arrivarvi, i luoghi giusti ove albergare ed i prezzi giusti. Una sorta di pit-stop ante litteram. Difatti, per ogni tratta del percorso vengono indicate le Osterie, intese anche come alberghi dove il viaggiatore poteva trovare ristoro sotto tutti i punti di vista, dal cibo al letto, dalla solitudine alla compagnia... Ecco quelle consigliate dalla guida per la Milano-Venezia. Così recita il compilatore, novello viaggiatore di quel tempo: Le osterie per questo viaggio sono a Bergamo Il Manicotto, a Palazzolo la Posta, a Brescia la Torre, a Verona le due Torri, a Vicenza il Cappel Rosso. A Venezia vi sono tre buone osterie, il padrone d'una di esse è Pietro Dami o Perrillo, l'altro Monsù Bon ed il padrone della terza il Signor Mailli. Tutte tre quell'osterie sono situate sul gran canale col più bel prospetto che si possa immaginare».
Dopo un veloce controllo tra tutte quelle indicate probabilmente una sola ancora sopravvive e prospera: Le Due Torri di Verona. Delle osterie di Venezia poco sappiamo, essendoci solo il nome del proprietario che però ci permette di identificare l'osteria di Monsieur Petrillo sul Canal Grande ai Santi Apostoli, prediletta dagli inglesi, indicata nella Minerva Veneta del 1785. Il sospetto è che uno dei rimanenti due, sempre dalla stessa fonte, fosse il Leon Bianco, rinomatissimo fin dal XVII secolo, e l'altro forse il San Giuseppe, al traghetto di San Felice, a due passi dalla Ca'd'Oro e da Rialto. Molto meno A4 è la continuazione del viaggio da Venezia a Trieste: si passa dal Friuli e molto meno sono le poste, di cui una sola tra Venezia e Mestre. Un sinistro silenzio avvolge il capitolo osterie.

 

Ultimo aggiornamento: 16:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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