Muore d'amianto a 20 anni: l'esposizione durante la leva militare alla caserma Martelli

Sabato 18 Novembre 2023
Caserma Martelli e Piero Caratelli negli anni della leva

PORDENONE - Aveva 20 anni quando fu destinato alla Brigata corazzata Ariete. Piero Caratelli era in servizio alla caserma Martelli di Pordenone, carrista con mansioni di cannoniere tra il 31 ottobre 1966 e il 16 dicembre 1967.

Morto di mesotelioma nel 2018, all'età di 71 anni, è emerso che l'esposizione a fibre e polveri di amianto è avvenuta proprio in Friuli, durante il periodo della leva. La seconda sezione del Tribunale di Roma ha riconosciuto che la patologia che ha causato la morte dell'ex carrista è riconducibile alle particolari condizioni ambientali e operative in cui era stato sottoposto durante il servizio di leva, come già accertato dal Tribunale del lavoro di Roma. E ha condannato il ministero della Difesa a risarcire la vedova di Caratelli nella misura di 504mila euro e al pagamento di spese processuali quantificate in 25,899 euro.

LA VICENDA
«Questa vittoria ha un sapore dolce-amaro - ha commentato l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio nazionale amianto e legale dei familiari della vittima -. In ogni caso la storia di questo militare è un grido di allarme, che ci costringe a non dimenticare, a combattere per la giustizia e a proteggere coloro che, come lui, hanno inalato la fibra killer». La Difesa - spiega il legale - già nell'ottobre 2020 era stata condannata in via definitiva al riconoscimento di vittima del dovere del militare e il Ministero dell'Interno a concedere a lui e alla vedova i benefici assistenziali e quelli spettanti alle vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata. Quest'ultima sentenza risarcitoria, ora passata in giudicato, sancisce la vittoria definitiva della vedova. Caratelli aveva prestato servizio in assenza di «strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale», conducendo svariati mezzi ruotati e cingolati in dotazione al reparto e manipolando materiali contenenti amianto, anche nel corso di interventi di manutenzione e riparazione di parti meccaniche.

L'ESPOSIZIONE
Secondo quando esposto dal consulente tecnico d'ufficio nominato nell'ambito del procedimento, all'epoca Caratelli con la qualifica di cannoniere faceva sicuramente parte degli equipaggi corazzati e dei carri armati M2 Half Traeck, M47 Patton e M113. In questo contesto è stato esposto a polveri e fibre di amianto sia direttamente che indirettamente. Guanti e pezze di amianto erano la dotazione indispensabile per coloro che maneggiavano la mitragliatrice bivalente MG42/59 Nato, così che il militare potesse maneggiare il mortaio da 129 mm. Anche quando sostituiva guarnizioni e ferodi di amianto entrava potenzialmente in contatto con la sostanza killer. Il mesotelioma che ha provocato la morte di Caratelli è stato ricondotto all'utilizzo di amianto negli impianti frenanti degli autocarri, nei motori, negli organi di trasmissione e in altre parti meccaniche dei mezzi cingolati e blindati in dotazione all'8° Reggimento bersaglieri che aveva sede tra il 1949 e il 1975 alla Martelli. Anche gli edifici della caserma, comprese le officine meccaniche, erano stati realizzati con laterizi in amianto o contenenti amianto, come l'eternit usato per le coperture delle rimesse dei veicoli. Di amianto floccato erano poi gli intonaci e in amianto friabile le coibentazioni degli impianti, specie quelli dell'acqua calda. Una ricostruzione che per il Tribunale conferma che l'ex cannoniere aveva prestato servizio in assenza di protezioni che potessero preservarlo dal rischio di contaminazione.
 

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