Era stato salvato dal Meduna, ma il cuore non ha retto: Nathanel è morto a 14 anni

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Alberto Comisso
Il 14enne Nathanel Adoma
PORCIA - Nathanel Baffoe Adoma non ce l’ha fatta. Dopo una settimana di agonia, il 14enne di Sant’Antonio, originario del Ghana, che martedì scorso era stato risucchiato dalle acque del Meduna, ieri sera è morto. Alle 22 i medici del reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone hanno constatato il decesso. Un epilogo triste, un destino segnato. Solo un miracolo avrebbe potuto salvargli la vita. Quello che, invece, non è avvenuto e che ieri sera, dopo che il suo quadro clinico era inesorabilmente peggiorato.
IL DOLORE
E pensare che nei giorni scorsi qualcuno aveva urlato al miracolo, quando era stata rilavata una minima attività cerebrale. Praticamente impensabile dopo che Nathanel era rimasto sott’acqua per almeno 20 minuti, senza che l’ossigeno potesse giungergli al cervello. Timidi segnali di speranza che ieri sera, alle 22, hanno lasciato spazio al dolore. E anche alla frustrazione in chi, in ogni modo, ha cercato di strappare alla morte un ragazzino di soli 14 anni. Sul fronte delle indagini, i carabinieri della stazione di Pordenone, guidati dal maresciallo Mirko Moras, hanno concluso le indagini. Hanno ascoltato in caserma gli amici del ragazzino e i due giovani che, in attesa dell’arrivo dei soccorsi, gli hanno praticato le prime manovre di rianimazione. Sono state escluse responsabilità di terzi. I minorenni sono stati sentiti in presenza dei genitori, la maggior parte dei quali all’oscuro del fatto che martedì scorso i figli si fossero recati sul Meduna per fare il bagno. Una zona, quella di ingresso da via Levade, molto tranquilla ma anche pericolosa per la conformazione del fiume. I militari avrebbero consigliato ai genitori, vista la scena alla quale sono stati costretti ad assistere i ragazzini, di far affiancare per un periodo i loro figli da uno psicologo. 
I FATTI
Quel martedì pomeriggio Nathanel avrebbe dovuto partecipare al solito allenamento pomeridiano al PalaCrisafulli. C’era, però, un problema: il certificato medico gli era scaduto da qualche giorno ed era in attesa del rinnovo «Mi ha mandato un messaggio – ricorda il suo coach, Matteo Silvani – dicendomi che sarebbe andato con gli amici in piscina. Gli ho risposto che andava bene, del resto è sempre stato un ragazzino con la testa sulle spalle». In piscina il 14enne non è mai andato. Si è dato appuntamento con un gruppetto di cinque amici in riva al Meduna. Tutti, tranne due, sono entrati in acqua. «Quando è scomparso improvvisamente dalla vista – ha ricordato Mirko Marcuzzi, uno di quelli che è rimasto a riva – nessuno ha preso seriamente la questione. Si pensava ad uno scherzo». Più il tempo passava e più, invece, la faccenda si stava facendo seria. A trovarlo a pancia in più, a 200 metri di distanza dal punto in cui era stato avvistato per l’ultima volta, sono stati altri due giovani di Pordenone - Mattia Pozzan e Marco Gortana per i quali il Comune sta valutando se concedere un riconoscimento - che facevano parte di un altro gruppo. «In tre a turno – aveva raccontato Marcuzzi – ci siamo alternati per praticargli il massaggio cardiaco. Non dava segni di vita, poi il suo cuore ha ripreso a battere per un po’ per poi arrestarsi nuovamente. Ormai quello che è stato è stato, il nastro non si può più riavvolgere. Mi sto chiedendo ancora che cosa avrei potuto fare per evitare che non succedesse quella tragedia». Resta intanto il dolore per la morte di una promessa del basket, un ragazzino di 14 anni sfortunato che ha dovuto fare i conti troppo presto con un destino atroce.
Ultimo aggiornamento: 20:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci