Maxi bollette e calo degli ordini, schizza la cassa integrazione: cosa sta succedendo, le previsioni

Venerdì 30 Settembre 2022 di Loris Del Frate
Maxi bollette e calo degli ordini: schizza la cassa

FRIULI - Dall’automotiv alla termomeccanica passando per la metallurgia fino al legno, laminatoi e acciaierie. Il combinato disposto del calo degli ordini sommato all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime ora inizia a far sentire i suoi effetti sulle imprese della regione. C’è subito da dire che la situazione allo stato è sopportabile da un punto di vista generale, ma le preoccupazioni del sindacato fanno il paio con quelle degli imprenditori: il vero momento di crisi dura, salvo capovolgimenti della situazione che al momento non si vedono all’orizzonte, potrebbe iniziare da novembre e poi crescere per l’intero inverno.

Di più. Le previsioni di Pil per il 2023 non fanno certo scintille, quindi non è sbagliato pensare, anche se nessuno lo dice apertamente, che l’ondata negativa possa protrarsi per l’intero anno prossimo.


CASSA INTEGRAZIONE
I segnali dal territorio in questo momento si misurano con due termometri. Il primo è legato alla conferma dei contratti a tempo determinato. Ebbene, sono estremamente rare le aziende che li hanno riconfermati. fare numeri è difficile, ma possiamo dire che solo all’Electrolux erano circa 120. Il secondo segnale è altrettanto negativo: la cassa integrazione. Anche in questo caso ci sono tutti i presupposti per uno scenario molto difficile in futuro. Già ora, infatti, diverse aziende, sia in provincia di Udine che in quella di Pordenone, hanno segnalato l’avvio della cassa. A cominciare dall’Electrolux dove per ora si andrà avanti con la cassa sino a fine ottobre. Non saranno più, però, due ore al giorno, ma giornate lavorative intere. Facile immaginare che il periodo andrà avanti anche trascorso ottobre.


LA SITUAZIONE
C’è subito da dire che in questo momento, se si escludono le aziende più energivore come i laminatoi e le fonderie, gran parte delle ore di cassa richieste sono legate al calo degli ordini. A soffrire è l’intero mercato europeo a cui poi si aggiunge anche l’area dell’Est colpita dalla guerra. In provincia di Pordenone sono una quindicina le imprese che hanno fatto richiesta dell’ammortizzatore locale. Nei giorni scorsi la Jacuzzi di Casarsa che già da alcuni mesi si trova in difficoltà con gli ordini perchè è caduto il mercato europeo, ha chiesto di allungare la cassa integrazione di altre 13 settimane e la stessa richiesta, anche se per un periodo diverso è arrivata dalla Ispa 2 di Sesto al Reghena che produce tubi. Anche in questo caso la richiesta è arrivata per un crollo degli ordini. Un altro mercato in difficoltà. Sempre nel Friuli Occidentale sul fronte della termomeccanica a chiedere cassa integrazione sino a fine anno è stata la Bsg di Pordenone, impresa che realizza caldaie. Anche in questo caso si parla di un rallentamento del mercato, ma anche del fatto che una fetta delle vendite gravita sul mercato dell’Est Europa interessato in questo momento dalla guerra. Ma non è ancora tutto. A Fontanafredda c’è la Ugs che lavora al servizio dell’elettrodomestico. La cassa integrazione per ora andrà avanti sino a fine anno. Infine, sempre nella Destra Tagliamento si trova la Fcf di Fontanafredda che si occupa di automotiv. Calo degli ordinativi e richiesta di cassa. «In questo momento - spiega Gianni Piccinin, segretario Fim - la situazione inizia a delinearsi. C’è un aumento della richiesta di ore di cassa integrazione, ma sino ad ora la situazione è in equilibrio. Ci preoccupano, invece, i mesi di fine anno e i primi di quello nuovo. Purtroppo credo che assisteremo a una impennata della cassa e la carenza di ordini per la flessione del mercato sarà ulteriormente aggravata dalla costo dell’energia. Non possiamo dimenticare, inoltre - che i lavoratori che si ritrovano 4 - 5 giorni di cassa al mese hanno un stipendio ancora più basso. Fortunatamente c’è l’impegno delle aziende ad anticipare la cassa altrimenti dovrebbero attendere tre mesi per avere i soldi».


UDINE
Problemi anche nelle aziende della provincia di Udine. Variegata la mappa delle aziende che hanno fatto la richiesta. Si parte dall’Abs che però ha anche informato che manterrà i contratti dei lavoratori somministrati, ma cassa è stata chiesta anche dalla Dynamics Tecnologis di Attimis che ha evidenziato un calo degli ordinativi, mentre le Acciaierie Fonderie Cividalesi hanno presentato la richiesta. In questo caso il problema è legato alla spesa energetica. Più o meno stesso discorso per la Nunci All'acciaierie di San Giorgio di Nogaro che ha circa 120 dipendenti. Chieste diverse settimane di cassa. La Cga Tecnology, 80 dipendenti ha chiesto cassa a rotazione. Infine la stessa richiesta è arrivata dalla Eurostar di Udine. «Una situazione non certo favorevole - spiega Francesco Barbaro della Fim Cisl - che senza dubbio avrà un’impennata verso la fine dell’anno».

Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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