TARVISIO - Un unico grande dolore unisce le comunità di Tarvisio, Montereale Valcellina e Silvi Marina.
LUTTO CITTADINO
Al termine della cerimonia istituzionale saranno formati due cortei funebri. La famiglia Paroni - i genitori Orlando e Maria Teresa Giacomello, con la sorella Barbara - accompagnerà Lorenzo a Grizzo, la frazione di Montereale dove è cresciuto. La comunità potrà salutarlo martedì, alle 14.30, nella parrocchiale. Il sindaco Igor Alzetta proclamerà il lutto cittadino, decisione che è stata presa anche dal primo cittadino di Tarvisio, Renzo Zanette. Il feretro di Giulio Alberto Pacchione sarà invece portato a Silvi Marina, dove vivono i genitori Dario, medico e consigliere comunale, Adima Lamborghini, pediatra, e i fratelli Dario Michele e Diana Sofia. Anche nella cittadina abruzzese è prevista una seconda cerimonia.
IL DOLORE
Ieri pomeriggio ai due feretri è stata impartita la benedizione nel cimitero di Tarvisio, dopodiché tanti colleghi e amici si sono ritrovati in chiesta, dove a don Alan Iacoponi era stato chiesto di recitare il rosario. Nella caserma in località Boscoverde è stata una giornata intensa, cominciata con l'arrivo del comandante regionale delle Fiamme Gialle, Giovanni Abitabile. Il colonnello Enrico Spanò, comandante provinciale, ha accolto le famiglie Paroni e Pacchione. La partecipazione è stata altissima. Gente comune, che aveva imparato a voler bene ai due giovani finanzieri, tantissimi rappresentanti delle forze dell'ordine che hanno voluto portare le condoglianze, i tecnici del Cnsas alla cui stazione di Cave del Predil i due finanzieri avevano aderito volontariamente. E poi il mondo dello sci, a cui Pacchione, ex studente del liceo Bachmann e maestro di sci, era legato indissolubilmente.
LE INDAGINI
La Procura di Udine, come avviene in caso di infortuni sul lavoro, ha aperto un fascicolo di indagine. Gli accertamenti eseguiti alla base del Piccolo Mangart di Coritenza e sull'attrezzatura in dotazione ai due finanzieri, entrambi alpinisti esperti, non hanno evidenziato errori o negligenze commessi da Paroni e Pacchione. La via Piussi, una parete di sesto grado che esploravano per la prima volta, era alla loro portata. Avevano raggiunto il rifugio Zacchi con la jeep di servizio, da lì hanno raggiunto la base della parete e hanno cominciato a scalare. Secondo la ricostruzione, sarebbero stati colpiti da un masso che si è staccato improvvisamente. Loro in quel momento erano in sosta su una cengia, assicurati alla parete per concedere un momento di riposo prima di riprendere l'arrampicata. Erano in totale sicurezza quando sono stati travolti. Accanto ai loro corpi, durante le operazioni di recupero, è stato trovato anche il masso che li avrebbe colpiti trascinando via anche le assicurazioni.