In bilico l'export del Friuli Venezia Giulia, il blocco navale minaccia la vendita di prodotti dop in Asia

Coldiretti: «Inevitabile un rincaro al dettaglio dopo l’ennesimo scossone che ci ha colpiti»

Mercoledì 17 Gennaio 2024 di Marco Agrusti
In bilico l'export del Friuli Venezia Giulia, il blocco navale minaccia la vendita di prodotti dop in Asia

Da un lato c’è il grosso problema delle importazioni, frenate dall’ennesima crisi internazionale in un triennio già macchiato dalla coda pandemica e dallo choc internazionale seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. Ma il Friuli Venezia Giulia è ormai da decenni soprattutto una regione a forte vocazione estera. Esportiamo. Esportiamo tanto ed esportiamo prodotti di qualità. In tutto il mondo. E in questo contesto quello asiatico è via via diventato un mercato di primissimo piano. Perderlo significherebbe vedere calare ancora di più una quota - quella delle esportazioni - che a causa delle crisi concatenate dell’ultimo periodo è già in una fase di contrazione. In questo contesto il blocco delle navi preoccupa soprattutto il comparto del vitivinicolo e dell’alimentare.

Ma non è affatto poco, se si pensa che attorno a questo business girano miliardi di euro ogni anno.


LA PREOCCUPAZIONE
Dalle mele al vino, dal prosciutto crudo di San Daniele al formaggio Montasio. Se il mercato interno al momento non è minacciato, ben diversa è la situazione che si sta delineando sul piano internazionale. E i timori, oggi, confluiscono tutti ai vertici della Coldiretti. «Nell’immediato - è il commento secco del presidente locale Matteo Zolin - il contraccolpo sarà inevitabile. Così come sarà inevitabile una dinamica correlata, cioè il ribaltamento dei maggiori costi sull’ultimo gradino della filiera». Quindi al dettaglio, al cliente. Quindi una nuova mazzata sul mercato, dopo quella causata dalla spirale dell’inflazione. «È ovvio che questa crisi colpirà il nostro export agroalimentare - prosegue Zolin -, quindi pensiamo al prosciutto di San Daniele, a tutto il settore vitivinicolo, ai prodotti caseari e figli del latte. Sarà urgente trovare nuovi mercati per attutire il colpo». 


IL CONTESTO
Nei primi nove mesi del 2023 il valore delle vendite estere delle imprese del Friuli Venezia Giulia (pari a quasi 15 miliardi di euro) ha evidenziato una sensibile diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-7,4%, che equivale a 1,2 miliardi in meno). Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati Istat. A livello territoriale, informa ancora Russo, Trieste e Gorizia presentano i passivi più pesanti (rispettivamente -14,1% e -9,3%) dovuti essenzialmente all’andamento delle vendite di navi e imbarcazioni (che fa segnare complessivamente -13,4%). La provincia di Udine e quella di Pordenone registrano delle flessioni più moderate (-4,1% e -4,3%). Si può inoltre notare che, anche al netto della cantieristica navale, notoriamente caratterizzata da una forte variabilità, la dinamica del Fvg si conferma comunque negativa, sebbene un po’ meno accentuata (-6,5%). Oltre alla cantieristica navale si rilevano delle sensibili contrazioni delle esportazioni di metalli di base e prodotti in metallo (-16%, che comprende la siderurgia) e di quelle dei mobili (-10,5%). Tra i settori dell’economia del Fvg che presentano le dinamiche maggiormente positive ci sono al contrario i macchinari e le apparecchiature (+13,6% rispetto ai primi nove mesi del 2022) e i prodotti alimentari e le bevande (+8,1%). E proprio ques’ultimo dato, prima positivo, oggi torna a rischio. In merito alle destinazioni geografiche dell’export delle imprese regionali, infine, si osservano delle flessioni in corrispondenza dei principali partner commerciali. In particolare, le esportazioni verso la Germania sono diminuite del 9,7% e quelle negli Stati Uniti del 25,5% (un andamento strettamente connesso al settore della cantieristica navale).

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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