Cro, non solo lotta ai tumori. Ora si combatte anche l'Aids

Venerdì 2 Novembre 2018
Cro in prima fila anche contro l'Aids
AVIANO Cro, lotta ai tumori ma anche all'Aids. Il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano entra a far parte del Comitato Tecnico Sanitario per la Lotta contro l’Aids istituito al Ministero della Salute grazie alla nomina, a membro dell’organismo, di Emanuela Vaccher, responsabile Malattie Infettive e Tumori dell’Istituto. «Un importante riconoscimento professionale – ha commentato il direttore generale Mario Tubertini, congratulatosi con Vaccher – ma anche e certamente per l’intero Istituto».  «Fin dai primi anni ottanta – spiega Vaccher – siamo capofila italiano della nuova branca dell’oncologia in Hiv; gli studi sviluppati ad Aviano hanno contribuito in modo determinante nella letteratura internazionale a caratterizzare l’epidemiologia, la storia naturale e la terapia dei tumori associati al danno immunitario provocato dal virus HIV». In particolare è risultato fin dall’inizio evidente che per gestire questa complessa patologia oncologica in cui i tumori sono associati ad infezioni e/o alle problematiche della terapia antiretrovirale, in primis la tossicità e le interazioni farmacologiche, era necessario attivare una Clinica focalizzata sull’intero spettro patologico di HIV e dedicata sia ai pazienti con neoplasie HIV che ai pazienti infetti senza neoplasia. La creazione nel 1984 di un equipe multidisciplinare dedicata alla patologia HIV, comprendente Clinici e Ricercatori di base, coordinata da Umberto Tirelli e l’attivazione nel 1986 di una rete multicentrica e multidisciplinare quale quella del nostro Gruppo Italiano Cooperativo AIDS e Tumori (GICAT), hanno reso sostenibile ed ottimizzato il progetto “Tumori-HIV” ed hanno contribuito in modo determinante a sensibilizzare le Istituzioni Sanitarie su questa patologia oncologica emergente. «Ad oggi – aggiunge Vaccher – la Clinica HIV del CRO ha gestito 4600 pazienti con infezione da HIV, di cui 40% con patologia neoplastica associata, una percentuale destinata ad aumentare nel tempo». L’incidenza dei tumori diagnostici per AIDS anche in assenza di infezioni opportunistiche, quali il Sarcoma di Kaposi, i Linfomi non-Hodgkin ad alto grado di malignità ed il carcinoma invasivo della cervice uterina - è diminuita in modo significativo dopo la diffusione nel 1996-1997 della nuova e potente terapia antiretrovirale di combinazione, ma il loro eccesso di rischio rimane però ancora più elevato rispetto a quello della popolazione generale.
L’EVOLUZIONE
Questo scenario è in continua evoluzione, ora che la terapia antiretrovirale ha trasformato l’infezione da HIV da una patologia rapidamente fatale ad un’infezione cronica, di lunga durata. «L’effetto cancerogeno sinergico dell’invecchiamento e di HIV – puntualizza Vaccher – sta amplificando il rischio e lo spettro dei tumori, con un incremento del 50% dopo i 65 anni, rispetto alla popolazione generale della stessa fascia di età. Nei pazienti che rispondono agli antiretrovirali, i tumori definiti “non-diagnostici per AIDS”, in particolare il linfoma di Hodgkin, i carcinomi dell’ano, del polmone e del fegato, sono diventati un’importante causa di morbidità e mortalità per i soggetti infettati da HIV». «Alcuni dei problemi più importanti che gli oncologi-HIV devono ora affrontare, oltre alla gestione della terapia antineoplastica in associazione alla terapia antiretrovirale – conclude Vaccher – sono l’attivazione di studi con terapie innovative, quali ad esempio l’immunoterapia, e l’attivazione di programmi di prevenzione e sorveglianza oncologica».
Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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