Covid-19, il virus corre tra gli operatori dell'ospedale vaccinati anche con la terza dose

Domenica 2 Gennaio 2022 di D.L.
Un reparto di terapia intensiva
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PORDENONE Il preoccupante record dei contagi negli ultimi giorni non corrisponde - almeno per ora - a un incremento dei ricoveri ospedalieri.

Anzi, sul fronte nei nuovi ingressi di pazienti nei reparti Covid anche nell’ospedale di Pordenone si registra una situazione di lieve discesa: da metà settimana in uno dei due reparti della Medicina il numero di pazienti è sceso a una ventina: metà rispetto al numero di posti letto (poco oltre i quaranta) presenti in ciascuno dei due reparti. Una situazione che però potrebbe “virare” proprio in funzione della diffusione dei contagi. Ma se i ricoveri dovessero scendere non è esclusa l’ipotesi che potrebbe portare a una riconversione di una delle due Mediche in reparto no-Covid. Ma è presto per ipotizzarlo.

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SALE OPERATORIE
Così come c’è ancora incertezza sulla possibilità che le sale operatorie, almeno dell’ospedale pordenonese, dopo il 10 gennaio possano riprendere anche l’attività extra-urgenze. Dallo scorso 23 dicembre, infatti, l’attività chirurgica è soltanto quella legate alle urgenze. Sia al Santa Maria degli Angeli che negli ospedali di Spilimbergo e San Vito tutto ciò che non è urgenza è stato sospeso fino al 10 gennaio. La necessità di spostare personale ancora nei reparti Covid ha costretto la direzione al provvedimento di stop degli interventi chirurgici. Una situazione che rischia di allungare ancora le già “pesanti” liste di attesa per tutti gli interventi programmati: in questo periodo si è dovuta interrompere anche l’attività chirurgica sul fronte oncologico che era sempre proseguita. Rispetto al personale c’è però anche una nuova emergenza cui gli ospedali sono chiamati a fare fronte: sono in forte aumento i contagi tra gli operatori sanitari seppure siano vaccinati, spesso anche con terza dose. Diversi i casi di medici, infermieri, operatori socio-sanitari che si scoprono positivi senza accusare alcun sintomo: la scoperta della positività arriva con le verifiche periodiche che vengono effettuate - soprattutto nei reparti Covid - attraverso i tamponi cui il personale è regolarmente sottoposto. Un problema in più visto che, anche con le nuove regole sulla quarantena, gli operatori positivi devono state a casa per il periodo previsto di cinque giorni.


AL DIPARTIMENTO
Ma la vera emergenza, dopo l’ultimo boom di infezioni, è nel Dipartimento di prevenzione dell’Asfo, ma lo stesso vale per gli altri Dipartimenti della regione. Il moltiplicarsi di casi di contagio anche con le nuove regole volte ad alleggerire l’attività di verifica e tracciamento (ora valgono i test rapidi antigienici che non necessitano di una conferma del tampone molecolare e il test negativo su soggetti sintomatici avrà bisogno del molecolare a distanza di 2-4 giorni ma solo sulla base della valutazione del medico curante) sta portando ad allungamento dei tempi per i tamponi, in particolare per quelli di controllo che vanno ormai oltre i dieci giorni. Ci vorrà un po’ di tempo affinché le nuove regole più “elastiche” su quarantene e isolamenti abbattano il numero di persone isolate: a ieri in regione erano oltre 13.500. Le nuove regole sia rispetto alla validità dei tamponi che rispetto alle quarantene per i vaccinati con booster o due dosi da meno di quattro mesi porteranno a ridurre l’ingolfamento dei Dipartimenti.


I VACCINI
E intanto emerge anche una difficoltà sulla campagna vaccinale pediatrica. «Le tante parole e le campagne a sostegno dei vaccini in età pediatrica cadono nel vuoto se, come sta accadendo anche nel Friuli occidentale, di fatto non ci sono date disponibili per le somministrazioni ai bambini. Le molte segnalazioni danno l’immagine di una situazione di forti difficoltà e preoccupazioni nelle famiglie». A denunciarlo è la consigliera regionale Chiara Da Giau (Pd). «A tante famiglie è stato detto di approfittare delle vacanze di Natale per vaccinare i propri figli, per poi riportarli a scuola protetti. Ma la buona volontà dei genitori si infrange contro la totale incertezza di come viene attuato il piano vaccinale pediatrico. Quello che sta accadendo - aggiunge la consigliera - non è affatto chiaro: mancano pediatri per le somministrazioni? Mancano le dosi? Come si intende intervenire per la copertura vaccinale dei bambini? La Regione batta un colpo per non disincentivare la disponibilità delle famiglie a fare la loro parte per combattere la pandemia».

Ultimo aggiornamento: 18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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