Crisi Cimolai, corsa contro il tempo per mettere in sicurezza l'azienda: settimana decisiva

Lunedì 10 Ottobre 2022 di Loris Del Frate
Luigi Cimolai, amministratore delegato
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PORDENONE - Sarà una corsa contro il tempo per cercare di mettere in sicurezza la Cimolai Spa, l'azienda pordenonese che si occupa di grandi opere in acciaio e che ha legato il suo nome a tanti lavori in varie parti del mondo. L'azienda dell'ing. Luigi Cimolai, per una serie di operazioni in derivati che non sono andate a buon fine, si è trovata con una sbilancio finanziario che sarebbe intorno ai 400 milioni di euro.

A questi vanno aggiunti una serie di prestiti con Unicredit e San Paolo necessari per garantire l'operatività che sarebbero superiori ai 200 milioni.

LA SQUADRA IN CAMPO
La prima che è stata chiamata a intervenire per cercare di rimettere in sesto la situazione è stata la banca americana Lazard che tra le altre cose avrebbe anche il compito di capire se ci sono partner interessati ad entrare nell'assetto societario. Un assetto aziendale, però, che secondo le prime indiscrezioni emerse - e fatta salva l'ipotesi che sia possibile - la Cimolai vorrebbe restasse nelle proprie mani almeno per quanto riguarda la quota maggioritaria. A fianco della famiglia è sceso il commercialista pordenonese Ippolito Gallovich, amico personale sia del fondatore Armando, morto recentemente, che del figlio Luigi che oggi ha in mano il timone, l'avvocato sempre pordenonese, Bruno Malattia. Ma a scendere in campo pure lo studio legale Molinari Agostinelli, l'avvocato Luca Zamagli e la società di consulenza veronese Ifa Consulting che tra i compiti ha anche quello di una verifica sul fronte legale e finanziario. Un team di esperti di alto profilo, indispensabile per cercare di chiudere i buchi che in questo momento minacciano l'impresa.

RICAPITALIZZAZIONE
Da quanto si è appreso, ma anche in questo caso siamo nel campo delle indiscrezioni, la famiglia Cimolai sarebbe pronta a ricapitalizzare per dare subito un segnale chiaro ai mercati e ai creditori sulla volontà di rimettersi in quota. La cifra che la famiglia sarebbe pronta a mettere sul tavolo potrebbe essere intorno ai 100 milioni di euro. Una cifra consistente, ma sicuramente non in grado di ricoprire l'intero sbilancio. Darebbe comunque un peso al capitate sociale finito nel buco finanziario causato dai derivati. A questo proposito c'è da ricordare che sarebbero una quindicina le banche italiane e straniere che si sono trovate coinvolte nell'esposizione. L'esposizione di ciascuna di esse andrebbe dai 20 ai 35 milioni di euro.

CONCORDATO
Nel corso del Consiglio di amministrazione della Cimolai che si è tenuto martedì scorso, il giorno prima del funerale del fondatore e patriarca Armando Cimolai, tra le ipotesi che sono emerse sul tavolo anche quella di adire al concordato avviando la procedura con il Tribunale delle imprese. Un passaggio che da un lato segnerebbe in maniera chiara la crisi finanziaria dell'azienda, ma dall'altro, se accolto, la metterebbe anche in sicurezza sul fronte di eventuali ingiunzioni di pagamento che alcuni fornitori potrebbero portare avanti. Da segnalare - e questo è un aspetto positivo che peserà parecchio per una soluzione della crisi, il fatto che le commesse in casa Cimolai si aggirano intorno agli 800 milioni di euro. Una cifra considerevole che fa da ulteriore garanzia. In ogni caso quella che si apre sarà una settimana decisiva.

LAVORATORI E SINDACATO
Nonostante le rassicurazioni dell'azienda, facile immaginare che i quasi mille dipendenti non sono certo sereni a fronte delle voci che escono. Inoltre il sindacato, anche se all'interno delle fabbriche non c'è una forte base sindacale, ha già chiesto in maniera chiara di essere informato sulla reale situazione e sugli strumenti che saranno messi in campo per cercare di arginarla. In particolare Maurizio Marcon, segretario regionale della Fiom Cgil, ha chiesto all'azienda trasparenza e confronto continuo.

 

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