Crisi Cimolai, la famiglia non lascia il comando e rassicura i dipendenti

Sabato 8 Ottobre 2022 di Loris Del Frate
Luigi Cimolai il presidente dell'azienda pordenonese

PORDENONE - Ricapitalizzare con soldi della famiglia, cercare un partner che porti altro denaro fresco e tutelare al massimo i dipendenti.

Sono queste le azioni che la Cimolai Spa intende portare avanti. Resta il fatto che il day after dell’azienda pordenonese che produce grandi opere in acciaio in tutto il mondo è da brivido. Pochi sapevano della reale situazione debitoria dell’impresa gestita dall’ingegnere Luigi Cimolai e ancora meno erano a conoscenza del fatto che a creare la voragine sono state alcune operazioni finanziarie in derivati che hanno causato perdite per circa 400 milioni di euro. Sono circa una quindicina le banche esposte, tra cui la Deutsche Bank con una ventina di milioni. Si sommano poi altri 233 milioni di prestiti concessi da Unicredit e Intesa San Paolo. Una situazione finanziaria che ha messo in allarme l’intero mondo imprenditoriale e le tante aziende locali che lavorano per la Cimolai. Da mesi non vengono pagate. In questa situazione facile immaginare lo stato d’animo del titolare, Luigi Cimolai, che tra l’altro piange ancora il padre Armando, fondatore del gruppo, appena sepolto. Da parte della famiglia c’è, però, la forte volontà di venirne fuori. In tutti i modi. Il primo sarà quello di ricapitalizzare per cercare di ridurre lo sbilancio, ma tra le opzioni anche l’ingresso di nuovi soci o la possibilità di un concordato da discutere al Tribunale delle imprese. Una cosa, però, preme più di altre alla famiglia: tranquillizzare i lavoratori del gruppo, un migliaio circa, dislocati negli stabilimenti pordenonesi e in quello di San Giorgio di Nogaro.


UN MIGLIAIO DI ADDETTI
Anche ieri Luigi Cimolai non ha parlato, ma l’azienda ha comunque fatto uscire una nota per spiegare la situazione. «Il gruppo Cimolai - si legge - intende rassicurare i propri dipendenti e il mercato circa il suo presente e il suo futuro. Nonostante la drammatica congiuntura, nazionale e internazionale, la gestione caratteristica è soddisfacente ed in linea con le attese. Il portafoglio ordini – oltre 800 milioni di euro – è ai massimi storici e potrà beneficiare ulteriormente degli investimenti previsti nell’ambito del Pnrr. L’indebitamento ordinario sarebbe del tutto fisiologico». Una nota positiva, dunque, arriva dagli ordini che sono decisamente consistenti. Non a caso pochi giorni fa la Cimolai ha portato a casa una commessa da 14 milioni, il nuovo ponte di Nantes. I problemi sono altri.


I DERIVATI
«L’unica problematicità - si legge ancora nella nota aziendale - è rappresentata da alcuni contratti derivati, emessi all’insaputa del presidente e degli organi sociali che - per effetto della repentina caduta del corso dell’euro nei confronti del dollaro - presentano criticità. Per questo è stato dato mandato a Lazard di esaminare l’intero portafoglio degli strumenti finanziari ed eventualmente rinegoziare o impugnare tali contratti. Questo lavoro è ancora in corso e non è dunque ancora possibile quantificare l’ammontare delle reali ricadute sui conti aziendali. Per affrontare i problemi di natura finanziaria il gruppo ha in corso di definizione un aumento di capitale, il cui ammontare sarà definito solo dopo che Lazard avrà terminato il suo lavoro, al quale sono interessate anche realtà industriali estere». A quanto pare, però, la famiglia Cimolai avrebbe l’intenzione di mantenere il controllo della società.

CONFINDUSTRIA

«La Cimolai è industrialmente sana». A parlare Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico. «È vero che l’azienda ha incrociato problemi finanziari, ma Confindustria sarà a fianco della proprietà per uscire da questa situazione di difficoltà».

Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 11:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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