SACILE - Mara Zandonà c’è ricascata. Dopo l’annuncio che qualche mese fa l’aveva vista finire al centro di una vivacissima polemica perché cercava un affittuario per il suo appartamento «esclusi bambini e animali», ha pubblicato di nuovo sui social una ricerca, in questo caso di personale, che ha scatenato una furiosa discussione in rete.
NON SCRITTO
Il fulcro della questione è però ben spiegato da un altro dei commenti pubblicati sotto il post incriminato e che sostanzialmente ricorda che «si può pensare qualsiasi cosa. Quello che non si può fare è metterlo per iscritto». Ovvero, nulla vieta a Mara Zandonà di preferire un’italiana e di agire di conseguenza nella sua selezione, nella scelta finale, ma non può dichiararlo per iscritto nell’annuncio. Di fronte a questa spiegazione l’ex imprenditrice, schietta e di carattere, fa notare che «se spiego che la voglio italiana subito, evito una grossa perdita di tempo sia a me che a coloro che si presentano per un posto che non avranno mai». Sacrosanto, ma che non si può fare, anche se in rete la donna raccoglie più di un parere favorevole alla linea “a casa mia faccio quello che voglio”. Poi spiega meglio l’accaduto: «La persona da accudire è autonoma, ma ogni tanto si scatena, si innervosisce, si lascia andare a frasi infelici ed offensive. Se n’è andata per questo l’ultima bandante che avevo trovato, una romana che era sembrata valida».
I DIVIETI
La sua spiegazione va avanti: «Con una situazione così serve una persona che capisca bene, che conosca i nostri usi, che abbia la doverosa pazienza, invece spesso arrivano ragazze che non sanno nemmeno parlare l’italiano. Si presentano tutte “ninine e care” ma poi...». Insomma, Mara non vuol sentire ragione e anzi «la prossima volta scriverò “italianissima” e voglio vedere». Ma la casa che voleva affittare ma “No cani no bambini” ha poi trovato a chi darla? «Si, 2 giorni dopo (la polemica sull’annuncio): l’ho affittata ad una calabrese che lavora in fabbrica ed ha con sè una ragazza di 16 anni». Insomma, così dura di cuore questa signora non lo sembra proprio, casomai molto determinata, come emerge a conferma quando racconta dei tempi in cui «ne avevo 50 sotto di me (dipendenti) e avevo proibito loro sia la preghiera che di mangiare aglio e cipolla: non ne potevo più di sentire quegli aliti uscire dalle loro bocche». Per la pausa preghiera «potevano pregare a casa, non certo sul posto di lavoro dove erano pagati per ben altro».