Insulti, schiaffi, minacce: arbitri nel mirino di genitori scatenati, il campo da calcio diventa un ring

Giovedì 14 Dicembre 2023 di Marco Agrusti
Arbitri nel mirino

PORDENONE - Non tutte le domeniche un allenatore di calcio si alza dal letto con il piede sbagliato e alza le mani contro un arbitro (magari minorenne) per una decisione (forse) sbagliata presa in campo dallo stesso direttore di gara. Ma tutte le sante domeniche piovono minacce - neanche velate - insulti, fino a quando con cadenza settimanale si arriva alle intimidazioni, a sfiorare l'uso della forza fisica per far valere le proprie ragioni. E tutto questo succede non in un Paese del terzo mondo, ma nel "civilissimo" Nordest. Con una pericolosa equivalenza tra campi in cui si giocano partite di cartello e terreni che ospitano competizioni giovanili. È una spirale, quella della violenza fisica e verbale ai danni degli arbitri di calcio in Friuli Venezia Giulia.

E il fenomeno a detta degli esperti mostra un preoccupante andamento a forma di impennata negli ultimi due anni.

COSA SUCCEDE
Nulla di inventato, nessun allarmismo facile. Quello che si vuole raccontare è tutto scritto sui referti che gli arbitri regionali consegnano ogni domenica ai loro "superiori" dopo essere scesi in campo per dirigere una partita. E dentro si trova di tutto. Fa specie, poi, che almeno il 60 per cento dei casi (la percentuale arriva da fonti qualificate del mondo arbitrale) faccia riferimento alle gare che fanno parte del calcio giovanile. E che sempre più spesso i primi soggetti che si permettono di offendere e minacciare i fischietti siano i genitori dei calciatori. Alcuni esempi possono rendere meglio l'idea della portata del fenomeno. «So dove abiti», «ammazzati», «non esci vivo», «sei un handicappato». Ancora una volta non sono frasi-modello, ma "sentenze" udite dagli arbitri durante partite ufficiali. E riportate correttamente sul referto di fine match. La "fonte" di queste perle di saggezza dagli spalti? Mamme e papà in egual misura, perché evidentemente lo stadio trasforma tutti e lo fa in peggio.

IL PASSO SUCCESSIVO
Il problema, però, è che sui campi del Friuli Venezia Giulia ormai troppo spesso si passa al livello successivo. Il racconto, protetto dall'anonimato per non incorrere in conseguenze peggiori, è dei diretti interessati, cioè degli appartenenti alla classe arbitrale. «Il vero rischio che si corre sempre più di frequente - si apprende - inizia quando ci si reca negli spogliatoi dopo la partita. Arrivano pugni sulla porta della stanza riservata al direttore di gara, così come calci e minacce». E non è così raro l'intervento delle forze dell'ordine per garantire all'arbitro un'uscita sicura dall'area del campo sportivo. Ultras? Brigate organizzate? Niente di tutto questo. Spesso si tratta di dirigenti o genitori inferociti per una decisione tecnica presa in campo. La partita degli Allievi tra Cormonese e Deportivo, finita con un ceffone rifilato all'arbitro quindicenne da parte dell'allenatore del Deportivo, è solamente la goccia che forse farà traboccare il vaso. Si attendono le decisioni del giudice sportivo, ma ci si immagina una stangata per il responsabile del gesto violento. Il comunicato è atteso per oggi, anche se non è impossibile che venga chiesto un supplemento di indagini per chiarire meglio i contorni della vicenda. Da più parti, però, si invoca non solo una punizione esemplare per il fatto isolato, ma anche un programma che metta finalmente al centro un percorso di formazione per i dirigenti sportivi, incaricati non solo di gestire una società dilettantistica, ma anche di dare l'esempio a migliaia di adolescenti.
 

Ultimo aggiornamento: 09:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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