Insultati e minacciati dai genitori: a Pordenone nessuno fa più l'arbitro

Giovedì 12 Settembre 2019 di Marco Agrusti
Insultati e minacciati dai genitori: a Pordenone nessuno fa più l'arbitro
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PORDENONE - Vessati, insultati, quando va bene solo presi in giro. Mai applauditi. E adesso gli arbitri di calco pordenonesi sbattono la porta e se ne vanno, al ritmo di un 10 per cento l'anno, la stessa percentuale che si riferisce alle unità in meno che nel 2019 hanno frequentato il corso per diventare fischietti. La colpa è divisa a metà, tra tribune piene di genitori violenti e maleducati e squadre fatte da giovani che credendosi campioni pensano di poter trattare l'ufficiale di gara come uno zimbello. Così, schiavo di giocatori e pubblico che con lo sport hanno poco da spartire, il calcio giovanile e di paese rischia un duro colpo: a Pordenone, ad esempio, stanno per sparire gli arbitri della categoria Giovanissimi. Le società dovranno organizzarsi con direttori di gara propri, in una sorta di retrocessione culturale che non si pensava di essere costretti a vivere. 
 
L'ALLARME«Ti sparo in testa», «se non fischi ti aspettiamo fuori dallo stadio», «sappiamo dove abiti». Il campo sportivo sembra un porto franco, altrimenti il materiale sarebbe buono per un faldone da portare in Procura. Sono solo alcune delle frasi - depurate da un campionario di insulti degno di un bar di periferia - pronunciate dai genitori dei giovani calciatori sulle tribune della provincia di Pordenone. Quando la pressione sale, e la vena si chiude, si passa anche alle zuffe. E in campo non va meglio: gli arbitri sono accerchiati anche da calciatori di 13-14 anni, che hanno già imparato il lato peggiore dell'essere adulti. 
«Per arginare il fenomeno - spiega il presidente dell'Associazione italiana arbitri del Friuli Venezia Giulia, Andrea Merlino - sarebbe necessaria l'applicazione del Daspo (il decreto che allontana i facinorosi dalle manifestazioni sportive) anche per i genitori che si comportano male durante le partite dei ragazzi. Parlare con le società, infatti, è sempre più difficile. La Figc si sta muovendo per dotarsi di un codice di comportamento, ma sui campi di provincia si assiste al peggio. Abbiamo avuto gare sospese per risse sulle tribune e arbitri assediati. Così non si può più andare avanti, i nostri associati hanno timore di scendere in campo e per questo lasciano l'attività. I genitori ci dicono che sono stressati e impauriti».
I NUMERIE dal grido d'allarme si passa al quadro fornito dalle cifre. In Friuli Venezia Giulia ci sono poco meno di 900 arbitri, inclusi i fischietti che hanno avuto la fortuna di fare carriera e svincolarsi dal calcio di paese. La prima linea del fronte, però, è costituita da chi indossa la vecchia giacchetta per arbitrare dalla Seconda categoria alle giovanili. Ed è proprio nei bassifondi che si registra il tasso più alto di abbandoni. 
A livello regionale, l'ultimo corso organizzato per formare nuovi arbitri ha visto la promozione di 80 ragazzi. Nello stesso lasso temporale, cioè dall'inizio del 2019, hanno lasciato l'attività 100 fischietti. E gli stessi 80 nuovi arbitri sono comunque un 10 per cento in meno rispetto all'anno precedente, quando al corso ufficiale tenuto dall'Aia avevano preso parte più giovani. In provincia di Pordenone le cifre sono simili: gli arbitri effettivi sono un centinaio, e l'ultimo corso ne ha sfornati dodici. Ogni stagione, però, fa registrare l'abbandono di circa una dozzina di fischietti. E anche nel Friuli Occidentale è stato notato un calo del 10 per cento delle partecipazioni al corso. Così, dal prossimo anno, anche i Giovanissimi (l'ultima categoria che in Fvg vanta la presenza di arbitri federali) potrebbero perdere i fischietti ufficiali, dovendo ricorrere all'aiuto di dirigenti accompagnatori. Un salto nel vuoto o un ritorno al passato. Un fallimento, da qualsiasi parte si cerchi di aggredire il problema. Vincerebbero i violenti, che a quel punto troverebbero altri da insultare. 
Marco Agrusti
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