Oggi il ritorno al lavoro per cinquemila padovani in bar e ristoranti

Lunedì 1 Febbraio 2021 di Gabriele Pipia
Ristorante L'Abbuffata di Padova


PADOVA - L’attesa è finita. L’arcobaleno dell’ultimo mese - prima rosso e poi arancione - riporta da oggi il Veneto in zona gialla e consente ai locali di riaprire tutti i giorni fino alle 18. Se i clienti scalpitano per tornare a bere un caffè o per pranzare di nuovo al tavolo in compagnia, c’è chi freme ancora di più. Sono i camerieri che quel caffè dovranno servirlo e quel tavolo dovranno apparecchiarlo. Sono cinquemila i dipendenti di tutta la provincia che da questa settimana potranno tornare gradualmente a lavorare tra bar, pub, ristoranti, pizzerie e trattorie. Rappresentano un terzo dei 15 mila addetti totali e vanno a sommarsi al migliaio di persone che ha continuato a lavorare nelle ultime settimane. Il “cambio di colore” offre una boccata d’ossigeno all’occupazione: oggi potranno riaprire anche mostre e musei e ciò significa che solo a Padova torneranno a prestare servizio un centinaio di lavoratori del settore culturale. Per loro tornare “gialli” non significa solo andare a trovare un amico fuori Comune o andare a mangiare un panino al bar. Significa anche e soprattutto passare dagli ammortizzatori sociali all’agognato stipendio. 
LA CATEGORIA
Per quanto riguarda i locali di Padova e provincia, i calcoli sono dell’associazione dei pubblici esercizi Appe. Su tremila attività saranno 2.100 quelle che alzeranno la serranda questa settimana, dopo aver lavorato per quasi un mese solo con servizio da asporto e consegne a domicilio. Circa 1.500 locali, quindi uno su due, riapriranno oggi. «Se fossimo tornati in zona gialla a partire dalla domenica sarebbero stati molto di più, con un numero vicino al 75% - spiega il segretario dell’associazione di categoria, Filippo Segato – Purtroppo per molti locali aprire il lunedì è sconvieniente. Considerato che le attività possono rimanere aperte ai clienti fino alle 18, per locali come le grandi birrerie di città o le trattorie sui colli non ha alcun senso aprire il lunedì a pranzo. Lo faranno il prossimo fine settimana. La mancata apertura domenicale ha mandato in fumo complessivamente un milione e mezzo di euro - prosegue - In ogni caso questa è comunque una ripartenza importante perché il servizio da asporto e a domicilio era in netto calo: se all’inizio c’era l’effetto-novità che portava ad arrivare in media ad un 30% del fatturato pre-pandemia, negli ultimi giorni eravamo scesi al 10%». 
La riapertura andrà ad incidere sugli incassi, ma anche sulla tenuta economica dei dipendenti. «Quelli che da questa settimana potranno tornare a lavorare sono quasi tutti a tempo indeterminato – spiega Segato – Per quanto riguarda i contratti determinati, infatti, purtroppo nove su dieci non sono stati rinnovati. Chi tornerà a lavorare non lo farà fin da subito in modo continuativo perché ovviamente non ci sono i clienti dei tempi d’oro, ma almeno si riprende e ci si alterna. Su quattro settimane, infatti, magari due saranno di cassa integrazione e le altre due di lavoro». 
LA CULTURA
I locali, ma non solo. Se cinema, piscine e palestre restano chiuse, riaprono almeno i musei, le grandi mostre e a Padova pure il planetario (L’annuncio è arrivato sabato: «Spettacoli infrasettimanali per grandi e piccini con prenotazione obbligatoria»). Solo considerando il capoluogo, tornare in zona gialla significa riportare al lavoro 100 persone. L’esposizione di Van Gogh e i “Macchiaioli” impiegano una ventina di persona a testa. Sei persone lavorano alla Cappella degli Scrovegni, altre sei al Palazzo della Ragione. Sono 25 gli addetti ai musei degli Eremitani, tre alla Casa del Petrarca. Si rimettono in moto anche i call center per informazioni e prenotazioni. 
Un giro al museo e un pranzo al ristorante, per riassaporare uno spiraglio di normalità. 
 

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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