L'addio alle discoteche in Friuli, in 15 anni perso l'80% dei templi del divertimento notturno

Mercoledì 10 Gennaio 2024 di Marco Agrusti
Il Mirò di Lignano abbandonato

Il Crepapelle a Udine? Non c’è più. Il mitico Kursaal a Lignano? Non c’è più. E il Tio Disco di San Vito, meta obbligata per generazioni e generazioni di tutto il Friuli Occidentale? È un cubo di cemento, vuoto all’interno. Per non parlare di locali con le radici affondate ancora più nel passato, che ormai sono ridotti a scheletri pericolanti. Uno su tutti, lo storico Mirò in ingresso a Lignano.

Ma non è tanto la linea storica, a preoccupare, quanto la clamorosa accelerazione del fenomeno negli ultimissimi anni: il Friuli Venezia Giulia non balla più. L’epoca delle discoteche sembra essere arrivata al capolinea. Resistono pochi totem del divertimento notturno. Sopravvive solo chi ha saputo innovare in anticipo, quando la crisi non era così evidente. Ma il panorama è quello di una desertificazione che avanza a un ritmo inarrestabile. 


I NUMERI


Gli esperti del settore, o meglio quelli che ancora sono rimasti “sul campo” in Friuli Venezia Giulia, hanno questo numero stampato sulla fronte. Negli ultimi 15 anni la nostra regione ha perso l’80 per cento delle discoteche che facevano ballare migliaia di giovani ogni fine settimana, quando non ogni giorno nella stagione estiva. In pratica dalla fine degli anni Duemila ad oggi sono sopravvissuti solamente due locali notturni su dieci. Gli altri sono scomparsi, spazzati via da un mix letale composto da generazioni (e abitudini) radicalmente cambiate e costi schizzati alle stelle. E la pandemia c’entra fino a un certo punto, perché in realtà la strada del declino era già stata ampiamente imboccata prima dell’arrivo del Covid. 


LA MAPPA


Discoteca vuol dire mare, alba con gli amici e notte di ballo? Non è più così. Il viaggio, infatti, parte da Lignano Sabbiadoro, la nostra Rimini se si parla di divertimento notturno e locali con pista annessa. Non serve tornare alla poesia degli anni Ottanta oppure alla voglia di futuro che segnava i Novanta. Basta fare un salto più breve, agli anni Duemila. Nella sola Lignano Sabbiadoro, infatti, all’inizio del nuovo millennio c’era l’imbarazzo della scelta. Le discoteche vere e proprie in cui trascorrere la serata dopo la cena fuori o una giornata in spiaggia erano addirittura quindici. Ma di clienti ce n’erano abbastanza? Eccome, perché al discoteca era ancora un “affare” a costi accessibili e soprattutto perché l’ampia scelta consentiva di differenziare la clientela e di salvare anche gli eventi più di nicchia. Insomma, la macchina viaggiava alla grande. Il vecchio Mirò, ad esempio, era in grado di accogliere migliaia di persone ogni sera. E le accoglieva davvero, perché il pienone non era così raro. E ancora l’Italia a Sabbiadoro, il Rendez Vous eccetera. Adesso la stessa Lignano Sabbiadoro è la cartina al tornasole della situazione disastrosa in cui versa il mondo delle discoteche in Friuli Venezia Giulia. Oggi nella stazione turistica estiva più importante di tutta la regione ci sono solamente tre locali notturni veri e propri: il Mister Charlie, il Ca’ Margherita e il Drago, quest’ultimo a Sabbiadoro. Da una quindicina a tre soltanto. E la situazione è ancora più seria se ci si sposta nelle città e ci si riferisce a tutto quello che non è mare, vacanza o estate. A Udine non sono rimaste praticamente più discoteche vere e proprie. Il Cantera di Sistiana ha riaperto ma con una sola sala. A Pordenone tengono botta il Papi, l’Opium e il Royal, ma si focalizzano su eventi ad hoc. Il Paradise tiene alta la bandiera della pedemontana. Il resto è un malinconico addio al popolo della notte. 

Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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