«Più passeggeri a bordo, meno traffico in strada: queste le scelte del tram»

Giovedì 14 Aprile 2022 di Gabriele Pipia
Diego Galiazzo direttore tecnico di Aps


PADOVA - Negli ultimi mesi sono intervenuti tutti: sindaco, assessori, partiti, candidati e comitati. Ora, per la prima volta da quando il dibattito sul tram ha acceso la campagna elettorale, parla l’ingegnere che sta seguendo i progetti


Diego Galiazzo, direttore tecnico di Aps, partiamo dalla futura linea Sir 3 Stazione-Voltabarozzo. Dopo lo stop per verificare la regolarità di una ditta le opposizioni si sono scatenate: i controlli potevano essere fatti prima?
«Il procedimento prevede che tra l’aggiudicazione e la firma del contratto venga svolta la seconda parte delle verifiche su chi ha ottenuto il miglior punteggio.

Questa fase non può essere svolta prima». 


Un intoppo simile quanto tempo farà perdere nell’iter? 
«Siamo ancora all’interno dell’intervallo di tempo di 35 giorni, chiamato stand still, previsto dalla legge prima di procedere con la stipula dei contratti. Finora quindi non ci sono stati ritardi».


Quando i padovani potranno utilizzare la nuova linea Stazione Voltabarozzo?
«Nel 2024». 


Le discussioni maggiori riguardano la futura linea Sir 2 Vigonza-Rubano. A che punto siamo? 
«Per giugno confidiamo di selezionare chi farà il progetto definitivo e poi dovremo affidare l’appalto integrato entro il 31 dicembre 2023». 


Quando vedremo in funzione la Rubano-Vigonza? 
«Nel 2026». 


L’ingegnere Antonio Conte, già al vertice di Aps e oggi in lista con il candidato sindaco Peghin, contesta il progetto. La prima critica: «Diciassette chilometri sono troppi. Basta un ostacolo per mandare tutti in tilt». 
«Attualmente ci sono circa 200 bus in servizio e nelle ore di punta si trovano inseriti nelle code di auto che accedono alla città. Il sistema tram invece non risente di questi rallentamenti. Altre città in Italia e in Europa hanno tratte del tutto analoghe: Milano è l’esempio più eclatante, ma anche Brescia e Bologna stanno seguendo questa strada».


Perché non avete puntato solo sui bus elettrici, come chiedono il comitato No Rotaie e le opposizioni politiche?
«Dallo studio sulla domanda di trasporto risulta che il numero di cittadini che utilizzeranno il tram Rubano-Vigonza è tale da richiedere l’impiego di un tram a 4 moduli, quindi uno in più dell’attuale. Avrà un’alta tecnologia, sarà lungo 32 metri e arriverà a trasportare fino a 220 passeggeri. Quello attuale invece è lungo 24 metri e ne trasporta massimo 180. Qualora si pensasse di utilizzare i bus per soddisfare tale domanda si dovrebbequindi far partire un bus ogni 3 minuti e dopo qualche chilometro il traffico porterebbe ad avere bus allineati uno dietro l’altro».


I possibili nodi critici secondo i contestatori: Ponte di Brenta, via San Marco, Stazione, corso del Popolo e corso Milano. 
«Sono i nodi strategici e quelli su cui l’attenzione è maggiore. Non c’è ancora un progetto definitivo e tutte le opzioni saranno prese in considerazione, anche alla luce del dibattito pubblico».


Chi contesta, insiste: meglio i bus elettrici anche perché occupano meno carreggiata.
«Il tram ha una larghezza di 2,20 metri ed è vincolato a terra mentre il bus ha una larghezza di almeno 2,50 metri e le traiettorie sono variabili. I bus hanno una portata minore e ciò significherebbe comperarne almeno il doppio, ma questo si tradurrebbe poi in costi di servizio dovendo percorrere il doppio di chilometri. Il trasporto pubblico dovrà prevedere sia il che i bus elettrici. Padova ne sta comperando circa 90 che vanno a sostituire quelli esistenti».


Un altro tema riguarda i 335 milioni garantiti se saranno affidati i lavori entro il 31 dicembre 2023. Rinunciando alla nuova linea quei soldi andrebbero persi o potrebbero essere usati per i bus elettrici?
«Questi fondi sono stati affidati a Padova sulla base di un attento studio della domanda, dell’offerta e dell’analisi costi benefici. Per una variazione del progetto sarebbe necessario ripartire dal progetto di fattibilità tecnico economico. Nel frattempo, indicativamente almeno un anno, il Ministero potrebbe decidere di spostare il finanziamento verso altri enti che sono in lista d’attesa».


Come andrà a finire?
«Penso che andrà a finire come la buona parte dei cittadini confida, ovvero che porteremo a termine il progetto e verrà ridisegnata la rete del trasporto pubblico. Per fare un passo avanti in un’ottica europea».
 

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