Tram, tensione e scontro totale tra i candidati sindaci Giordani e Peghin

Giovedì 31 Marzo 2022 di Gabriele Pipia - Alberto Rodighiero
Tram, tensione e scontro totale tra i candidati sindaci Giordani e Peghin

PADOVA - «Chicco? È un amico». Sono passati sei mesi da quando Sergio Giordani liquidava così, nel cortile interno di Palazzo Moroni, la candidatura di Francesco Peghin. È cambiato tutto. Tra il sindaco e il suo sfidante la tensione è sempre più alta e ora il progetto del nuovo tram alza ulteriormente il livello dello scontro politico. Peghin continua ad attaccare e Giordani, dallo stesso cortile, ora per la prima volta risponde. A muso duro. «Sono meglio i bus elettrici, quando sarò sindaco indirò un referendum» incalza Peghin. «Quello che dice non sta né in cielo né in terra, a meno che non voglia perdere i soldi» ribatte Giordani. E scoppia la bufera. 

I PROGETTI
Attualmente il Comune ha in pista due progetti: la linea Sir 2 Rubano-Vigonza (è appena uscito il bando da 6 milioni per la progettazione definitiva) e la Sir 3 Stazione-Voltabarozzo (sono stati aggiudicati i lavori in via provvisoria ma sono in corso verifiche dopo che è emersa la presunta irregolarità di una ditta). 
Peghin, candidato del centrodestra, punta il dito soprattutto sul Sir 2: «Porterebbe molti disagi, meglio utilizzare i bus elettrici.

Io comunque chiederò un parere ai cittadini». Qui però nascono due nodi. Il primo è legato alle tempistiche. Per vedersi confermare i fondi dal ministero dei Trasporti il Comune deve affidare i lavori entro il 30 giugno 2023 altrimenti quei finanziamenti, vincolati ad un progetto ben preciso e già approvato da 335 milioni di euro, andrebbero persi.

Unica alternativa? Rifare un progetto da zero riuscendo però a rispettare gli stessi tempi. 
E poi c’è l’ipotesi del referendum. La consultazione dei padovani sarebbe indetta nel migliore dei casi dopo l’estate. Per quella data, visti i tempi strettissimi che sono stati dati ai progettisti, chi avrà vinto il bando avrà probabilmente già ultimato il progetto commissionato: in quel caso le parcelle andrebbero comunque riconosciute. Sul referendum incombe anche un nodo tecnico: lo statuto del Comune di Padova vieta referendum consultivi su appalti e concessioni in corso. 

IL PRIMO CITTADINO
«Va bene che siamo in campagna elettorale – allarga le braccia il sindaco - ma io non voglio vengano presi in giro i padovani. Parlare di bus elettrici e di referendum non è corretto. Dire che si può chiedere ai cittadini se vogliono il tram o i bus elettrici non sta né in cielo né in terra. Diciamo le cose come stanno: i soldi già ci sono e sono vincolati alla nuova linea tramviaria, non possono essere utilizzati per altri progetti. Se, invece si vogliono perdere i fondi che in parte abbiamo già incassato, quello è un altro discorso. Per la completezza dell’informazione, – insiste – a Padova di bus elettrici ne abbiamo già 65, ma hanno una funzione diversa rispetto a quella del tram». 

GLI ATTACCHI
Sul fronte opposto, invece, si registrano tre attacchi diversi nell’arco di poche ore. Il primo è ancora dello stesso Peghin e questa volta è una stilettata personale a Giordani: «Il sindaco uscente mentre continua a spendere i soldi dei padovani per farsi campagna elettorale non si degna di confrontarsi con le proposte o le idee o le critiche di un padovano come me. E dichiara che lui non ha tempo per la polemica perché deve lavorare». Peghin ce l’ha poi con «tutti gli emissari inviati per bacchettare chiunque faccia una proposta o una critica. A turno salgono in cattedra consiglieri comunali, segretari di partito, candidati cosiddetti civici e gli assessori con una arroganza pari solo al loro sindaco che si rifiuta di fare confronti o di ascoltare proposte. Per il sindaco uscente nessuno è degno di essere ascoltato». 


Poi ecco la Lega, con il commissario provinciale Marco Polato: «Il vero problema delle linee Sir 2 e Sir 3 è il Translohr, la “monorotaia” a guida vincolata che già contraddistingue la Sir 1. I problemi sono molteplici a iniziare dai tempi biblici per la realizzazione di tutta la linea, per non parlare poi del preoccupante crescere delle chiusure delle attività commerciali di quartiere che con questa prospettiva aumenteranno a dismisura. Ed in ogni caso, vorrei sottolineare il fatto che i fondi Pnrr si potranno ugualmente ottenere e reinvestire come è successo a Genova».
La terza bordata la firma il comitato No Rotaie: «I bus elettrici possono viaggiare nelle corsie preferenziali esattamente come l’obsoleto metrobus. La minaccia o intimidazione psicologica che viene infusa relativamente al “perdere i fondi” è infondata». La frecciata, qui, è all’assessore Ragona: «Quando vorrà confrontarsi con il comitato, ci troverà disponibili carte in mano».

Eccolo, il tema più caldo della campagna elettorale.
 

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