Parla la sorella del camionista "suicida": «Troppi dubbi, mio fratello non si è tolto la vita»

Venerdì 11 Marzo 2022 di Marco Aldighieri
La foto della grigliata postata su facebook, in basso a destra Gaetano Marino

MASSANZAGO - Il presunto suicidio del camionista siciliano di 47 anni Gaetano Marino si tinge sempre più di giallo. «Mio fratello non si è tolto la vita» ha dichiarato Stefania, 50 anni, impegnata da quel tragico 27 giugno dell’anno scorso a chiedere giustizia per suo fratello. 
Affiancata dal legale Alberto Di Mauro del foro di Padova, aveva presentato un esposto in Procura. E il pubblico ministero Marco Brusegan ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. 
Le indagini sono ancora in corso e gli inquirenti stanno aspettando l’esito delle analisi effettuate dai carabinieri del Ris di Parma sul telefono della vittima, e anche sui due cellulari: quello della compagna dell’autotrasportatore, dipendente della ditta fratelli Cagnin di Scorzè in provincia di Venezia, e su quello dell’amico di lei. 

IL FATTO
Nel tardo pomeriggio di domenica 27 giugno Marino si sarebbe sparato in bocca nella sua camera da letto con una pistola Beretta calibro 7,65 di proprietà del padre deceduto sette anni prima. Presenti alla tragedia, nell’appartamento di via Marconi a Massanzago, la compagna e l’amico di lei. L’obiettivo di chi indaga è fare luce su quel post della grigliata pubblicato sul profilo Facebook di Marino alle 18.55 sempre di domenica 27 giugno, quando lui era già deceduto da circa mezz’ora. 
Ma c’è di più. «Mio fratello alle 17.55 prima di morire - ha proseguito la sorella Stefania - ha mandato un ultimo vocale a una chat di amici. Con loro stava dialogando da circa le 17.10. E in quell’ultimo messaggio è allegro e scherza. Non è per nulla triste o depresso». 
Questo il testo del messaggio vocale: «...Questa è tutta la compagnia che sta qui e questa scemunita sta sparlando, mi sta prendendo in giro, io sto facendo il personal trainer...». Dal messaggio il 47enne, in tono un po’ sarcastico e in dialetto siciliano, sembra raccontare agli amici di essere canzonato dalla sua compagna.

ALTRI SOCIAL 
E poi c’è anche un accesso a Telegram, sempre da parte del camionista. «Ho visto che alle 18.15 - ha sottolineato Stefania - ha fatto un accesso su Telegram. E poi si sarebbe sparato? Io non ci credo». 
Alla grigliata a casa sua erano presenti una coppia di amici, la sua compagna e un amico di lei. Intorno alle 16.30 la coppia di amici ha lasciato la compagnia, e sono rimasti il 47enne, la sua fidanzata e convivente da poche settimane, e l’amico di lei. Alle 18.03 il camionista nel suo profilo Facebook ha postato una foto del momento di festa di quel pomeriggio poi, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ha iniziato a litigare con la compagna e il suo amico. 
La situazione si sarebbe fatta sempre più tesa, fino a quando l’autotrasportatore è sceso in garage per prendere la Beretta calibro 7,65. Lo ha seguito l’amico della fidanzata che avrebbe provato invano a strappargli la pistola dalle mani. Il 47enne, sempre in possesso dell’arma, è rientrato in casa e qui ha avuto un violento alterco con la compagna, la avrebbe anche colpita al volto con il calcio della pistola facendola sanguinare. 
Lei ha minacciato di andarsene, e lui prima avrebbe detto «Scusa gioia, mi ammazzo» e poi si è diretto in camera da letto dove si è sparato un colpo in bocca. La donna poi ha provato inutilmente a rianimarlo, fino alle 18.28 quando ha chiamato i soccorsi. 
«Il giorno dopo la tragedia - ha ripreso Stefania - sono partita da Siracusa in macchina e dopo 12 ore sono arrivata. Mi sono trovata davanti la compagna di mio fratello. Sul volto non aveva alcun segno, nemmeno un graffio, un po’ strano visto che ha raccontato di essere stata picchiata da mio fratello con la pistola e di avere perso sangue.

Non voglio accusare nessuno, ma è tutto poco chiaro». 

LE INDAGINI
L’autopsia non ha evidenziato tracce di colluttazione sul corpo del 47enne. Inoltre non è stato possibile effettuare l’esame dello stub. Motivo, la polvere da sparo potrebbe avere contaminato non solo chi ha sparato, ma anche persone presenti nella stanza come i soccorritori. Per cui si tratterebbe di un esame incompleto e non in grado di accertare una prova con dati scientifici. 
«Mio fratello - ha sottolineato Stefania - era un uomo dal carattere forte. Quindici anni fa aveva litigato con un altro camionista. Lo aveva pestato e un mese prima della tragedia aveva ricevuto la condanna definitiva per lesioni. Insomma, mi sarei sorpresa molto di meno se fosse stato lui a uccidere qualcuno. Nessuno di noi parenti - ha terminato la sorella - e tanto meno i suoi amici credono che si possa essere suicidato. Uno non può impazzire così all’improvviso e poi amava troppo la vita. Così mi sono rivolta a un legale e ho presentato un esposto. In tutta questa tragica storia ci sono troppe cose che non tornano».

Ultimo aggiornamento: 07:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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