Padova. Visite alla statua del Gattamelata «ferito», quando il restauro diventa attrazione

Le prenotazioni si possono effettuare già da oggi, possono accedere al ponteggio persone tra i 14 e i 75 anni

Mercoledì 28 Giugno 2023 di Nicoletta Cozza
Il Gattamelata

PADOVA - È un malato. Da terapia semi intensiva. Come dimostrano il “colorito”, verde e nero determinato dal degrado, le numerose “ferite” attraverso le quali sono entrate nelle viscere acqua e guano che diventano bollenti nei giorni di sole, e la stabilità, che si dimostra precaria. Per il Gattamelata, dunque, il responso della prima fase dei rilievi sullo stato di conservazione conferma il quadro preoccupante delineato dopo il sopralluogo di maggio.

Ora inizierà il secondo step dedicato alla diagnosi propedeutica al restauro e alla modalità con cui si effettuerà.

Il sopralluogo

Ieri mattina, infatti, Nicola Salvioli, uno dei massimi esperti di conservazione dei beni culturali in metallo, che fa parte del Comitato scientifico incaricato dalla Delegazione Pontificia di occuparsi del monumento in sinergia con il Gruppo di lavoro indicato dal Ministero, ha fatto il punto sulla situazione, illustrando quello che i padovani e i turisti, over 14 e under 75 come indicazioni delle autorità preposte alla sicurezza, potranno vedere salendo sul ponteggio a partire da venerdì 7 luglio. Le prenotazioni si possono effettuare già da oggi pomeriggio, quando sarà operativo il sito www.ilsantodipadova.it. A 15 metri di altezza, pertanto, come mai era stato possibile in precedenza, si potrà stare a tu per tu per mezzora con un capolavoro assoluto del Rinascimento, ammirandone i dettagli della realizzazione firmata da un genio come Donatello. In precedenza il privilegio era toccato esclusivamente a esperti per motivi di studio, o addetti ai lavori. L’impalcatura era stata montata nei mesi scorsi proprio per effettuare i rilievi diagnostici propedeutici all’intervento di restauro previsto in autunno. Le visite potranno essere effettuate venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 13, e poi dalle 14.30 alle 18 (con accessi fino a mezzora prima). I gruppi saranno al massimo di 12 persone, mentre da ottobre verranno consentite anche le visite in autonomia, con l’opzione di ammirare pure l’attiguo Oratorio di San Giorgio con lo stesso biglietto.

I dettagli

Intanto in vista appunto dell’intervento di riqualificazione dell’opera la superficie di cavallo e cavaliere è stata contraddistinta da adesivi colorati. «Sono punti che abbiamo indagato – ha spiegato – che verranno poi riportati nella ricostruzione tridimensionale: quelli arancioni si riferiscono all’interno, mentre i gialli alle zone esaminate al microscopio, che poi saranno messe in riferimento alle analisi successive, chimiche e fisiche, per indirizzare la diagnostica. Focalizzati i problemi, va stabilito come risolverli. I 36 pezzi sono assemblati con saldature e il metallo fa un effetto “pila”, con rame, ferro e bronzo che generano dei piccoli campi elettromagnetici che provocano corrosioni. La situazione poi è aggravata dal fatto che la materia è indebolita perchè sta invecchiando. Purtroppo non è più il lavoro originale di Donatello e quanto perso non lo restituisce nessuno». Ed entrando nei particolari ha aggiunto: «È uno dei primi monumenti equestri e ha una tecnica di realizzazione molto complessa in quanto Donatello non aveva tanti esempi. Si tratta di una sorta di sperimentazione, con tutte le debolezze che ha un prototipo. Il monumento ha la necessità di essere ripulito e sanato, perché le parti nere e verdi sono alterazioni che rappresentano le malattie del metallo, sotto alle quali ci sono lavorazioni originali sconosciute». Una delle situazioni più preoccupanti è quella del basamento lapideo, spezzato in 2 punti. «È fortemente deteriorato – ha proseguito l’esperto – e mancano diversi pezzi che nel corso dei secoli si sono perduti, ma a è evidente che sia così perché la pietra ha dei limiti temporali e andrebbe consolidata e pulita. Al secondo piano, a 7 metri d’altezza, per esempio, si sono staccate piccole porzioni lapidee che, se finissero in testa a qualcuno, gli farebbero male» Sul luogo più opportuno dove fare il restauro, Salvioli ha risposto: «Se un’auto si rompe viene portata in officina, non è che il meccanico va in strada…».

Ultimo aggiornamento: 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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