Padova. Orologi ispirati alle Dolomiti: «Ecco come abbiamo unito le nostre due passioni»

Cristiano Quaglia e Nicola Callegaro producono e vendono nel mondo modelli disegnati da loro

Venerdì 30 Giugno 2023 di Mauro Giacon
Cristiano Quaglia e Nicola Callegaro

PADOVA - Padova come la Svizzera. A Piove di Sacco nascono orologi. Rigorosamente meccanici. Design a cura di due quarantenni, Cristiano Quaglia e Nicola Callegaro.

La loro storia dimostra come si può fare imprenditoria quando si ha una buona idea riuscendo ad avere un movimento svizzero, cioè fatto e assemblato in Svizzera. Così la creatività padovana sta sfondando. E la particolarità è che il loro marchio è ispirato dalle Dolomiti.

Come vi siete incontrati e come avete avuto l’idea?
«Beh, abbiamo sposato due sorelle... Valentina ed Elena. Ci è capitato di andare in vacanza a Borca di Cadore con le famiglie. E lì è nata l’idea».

Perchè le Dolomiti?
«Perché la roccia si manifesta in una bellezza incredibile che varia il suo aspetto con il passare delle ore, dei giorni, delle stagioni. Il tempo scandisce ogni attimo dal primo mattino luminoso fino alle ultime luci della sera dove l’intero paesaggio si tinge di un rosa inconfondibile. Così come i nostri orologi progettati per emozionare, un battito costante, immutabile che scandisce il passare di ogni momento, di ogni esperienza che costruisce il nostro carattere, la nostra vita. Poi la montagna e l’orologeria sono legatissime. Basti pensare alla conquista dell’Everest o alle immersioni sotto i ghiacciai. Noi siamo innamorati di questa suggestione e ci piaceva riportare nomi mitici legati anche a eventi storici. Per esempio il “Cortina ‘56” si rifà a quelle olimpiadi che furono le prime ad essere trasmesse in televisione. Ma facciamo anche i subacquei, il nostro si chiama Cristallo».

I vostri modelli stanno prendendo sempre più piede, qual è il segreto?
«La creatività italiana non si discute. Veniamo dalla bellezza e la trasmettiamo. E anche noi amiamo i dettagli che fanno la differenza. Studiamo le varianti cromatiche, i tipi di bracciale, la dimensionalità. E ci appoggiamo a una delle migliori maison svizzere per i movimenti. Avere il Suisse made non è facile, significa che il 60 per cento dell’orologio è stato fatto lì. Poi il gusto italiano fa il resto: abbiamo una confezione curatissima, perchè vogliamo che gli orologi soddisfino i clienti più esigenti, noi stessi».

Ma come vi siete finanziati?
«Abbiamo preparato i prototipi e abbiamo lanciato una raccolta fondi, quello che si chiama il crowdfunding sul sito americano Kick starter. Se piazzavamo 180 orologi a metà prezzo, i clienti se li sarebbero tenuti e noi avremmo avuto la base economica per iniziare la produzione. Li abbiamo venduti in 30 minuti e successivamente ne abbiamo prodotti 350. Le storie non si contano. Il figlio del gestore del rifugio Averau ne comprò uno per regalarlo al padre».

E poi?
«Abbiamo pensato subito di vendere in tutto il mondo con l’on-line. Ci è voluto un po’ ma ora siamo a 1500 orologi venduti all’anno. Però il mercato italiano è diverso. Il cliente vuole vedere l’orologio. Per questo abbiamo aperto una rete di 15 rivenditori. Li mandiamo solo a chi crede veramente nel nostro prodotto come Chronomania di Michele Galizia a Padova. Concessionario unico per la città».

La personalizzazione?
«È molto accentuata. Le possiamo dire che il disco data del nostro fasi lunari è fatto solo per noi. Eppure riusciamo a tenere il prezzo a un livello migliore di altri microbrand. Abbiamo avuto una bella soddisfazione in maggio quando siamo andati a una fiera a S. Francisco con altri 60 produttori».

Come mai solo orologi meccanici in un tempo dove tutto è elettronico?
«Pensiamo che troppa elettronica crei un filtro fra noi e l’emozione. Invece un oggetto che in quattro centimetri unisce microingranaggi che scandiscono il tempo con una serie di complicazioni dà un fascino incredibile. E possiamo dire che questo mondo che prima affascinava solo dai 40 anni in su ora sta dilagando anche fra i ventenni, come il vinile».

E veniamo al nome che avete scelto Echo/Neutra, così strano...
«La prima parte è un richiamo, vuoi all’eco delle montagne o forse anche all’alfabeto Nato. L’altro è il cognome di un famoso architetto tedesco degli anni ‘70 che aveva come riferimento ideale costruire case che rispettassero l’ambiente e la natura».

Come proseguirà adesso la vostra avventura?
«Vogliamo caratterizzarci anche sul territorio. Ad esempio a settembre usciranno dei modelli che avranno nel quadrante un richiamo al cenetenario del Tennis club Padova. Ma più in generale seguendo la passione parallela di orologi e auto storiche stiamo lavorando su un orologio che ricordi la Coppa d’Oro delle Dolomiti celebre gara di regolarità per auto storiche. In più stiamo studiando quello che sarà il nostro modello di punta un crono/gmt con indicazione giorno/notte».

Ultimo aggiornamento: 17:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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