Cittadella. Scopre di aver preso una multa dopo 5 anni quando arriva l'ingiunzione. Dottoressa fa ricorso

I verbali non le erano mai stati recapitati, il messo comunale aveva tentato una sola consegna

Mercoledì 8 Novembre 2023 di Serena De Salvador
Autovelox

CITTADELLA (PADOVA) - Il 3 luglio scorso si è vista recapitare un’ingiunzione di pagamento da 1.635 euro per non aver saldato una multa presa a Cittadella cinque anni prima e non aver mai comunicato i dati del conducente. Peccato che lei, una dottoressa padovana di 39 anni, di quella sanzione non avesse mai saputo nulla.

Il messo comunale di Padova, dove la donna all’epoca abitava, non le aveva infatti mai notificato i verbali, depositandoli nella Casa comunale senza che la diretta interessata sapesse della loro esistenza. Il medico, che oggi vive nel Trevigiano, si è allora rivolta all’avvocato Domenico Zanon e ha presentato ricorso al giudice di pace, che il 31 ottobre le ha dato ragione. Dunque ingiunzione e multa sono state annullate.

Il viaggio del verbale della multa

Erano le 23.24 del 4 febbraio 2018 quando la dottoressa, con la sua auto, era passata a 91 chilometri orari in via Copernico, dove vigeva il limite dei 70, venendo immortalata dall’autovelox. Il Comune, tramite la società di riscossione Gefil spa, le aveva inviato il verbale via posta ma il 12 maggio, quando il messo comunale di Padova si era presentato davanti alla sua abitazione in via San Francesco, non l’aveva trovata. Sui campanelli il nome della donna non c’era, ma il messo avrebbe dovuto tentare una seconda consegna e attivare una serie di accertamenti per reperire la destinataria. Invece l’ha dichiarata irreperibile assoluta, depositando copia del verbale alla Casa comunale. Il copione si è poi ripetuto identico nell’autunno 2018. Il 3 settembre la polizia locale di Cittadella ha inviato alla 39enne un secondo verbale con una sanzione, stavolta per non aver comunicato chi quel 4 febbraio era alla guida dell’auto. Di nuovo però il messo del Comune di Padova ha dichiarato la donna irreperibile.

La sentenza

Dunque la dottoressa non ha mai saputo nulla di quelle contestazioni. Almeno fino a luglio scorso, quando, una volta trasferitasi nel Trevigiano, ha ricevuto a casa l’onerosa ingiunzione di pagamento. Chiedendo copi dei verbali ha poi scoperto che erano stati consegnati non a lei, ma al deposito del Comune di Padova. A quel punto ha presentato ricorso contro il Comune di Cittadella e Gefil, chiedendo che l’ingiunzione fosse annullata a causa dell’irregolarità della consegna dei verbali, di fatto mai avvenuta. Tra la documentazione presentata dall’avvocato Zanon figurano i certificati anagrafici che dimostrano come la donna all’epoca dei fatti risiedesse regolarmente in via San Francesco a Padova e l’iscrizione all’Ordine dei medici che evidenzia come non fosse affatto irreperibile, avendo anche due indirizzi di posta elettronica certificata e dunque un domicilio digitale. Il giudice Nazzarena Zanini ha accolto il ricorso, acclarando che il messo comunale non aveva adempiuto all’obbligo di ricercare attivamente la persona non reperibile. Non solo. Il messo aveva anche dichiarato, nel depositare i verbali alla Casa comunale, che la donna era «sconosciuta ai vicini di casa e all’amministratore di condominio», mentre lo stesso amministratore ha confermato che la 39enne era regolare residente e che nessuno nel 2018 gli aveva chiesto notizie di lei. Dichiarata nulla la notifica dei verbali, la giudice ha quindi annullato l’ingiunzione. Le spese sono invece state compensate perché gli errori che hanno invalidato l’ingiunzione non sono stati commessi dal Comune di Cittadella o da Gefil, ma dal messo comunale padovano. 

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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