PADOVA - La procura di Padova non disporrà ulteriori indagini sulla morte del ragazzino di 11 anni annegato nel Brenta nel pomeriggio di ieri. Il pubblico ministero di turno Roberto Piccione ha disposto che la salma venga riconsegnata alla famiglia per le esequie, non sembrano esserci colpe o responsabilità per la tragedia.
Il piccolo si trovava sulle rive del fiume insieme alla sorella di 15 anni e al fratellino più piccolo, di 8. «Sembra che sia entrato in acqua per capire quanto fosse profonda, ma il fondale del Brenta è fatto di ghiaia, noi che siamo del posto lo consociamo bene, è pericoloso perché i sassi sono coperti di alghe e scivolosi e il fondo tende a cedere - afferma il sindaco di Grantorto Luciano Gavin -, impossibile pensare di chiudere l'accesso al fiume che è garantito anche dalla pista ciclabile che collega Piazzola sul Brenta a Carmignano di Brenta».
Il ragazzino era figlio di una coppia originaria del Marocco ma residente in zona da oltre vent'anni. La mamma del piccolo, choccata dal dramma della perdita del figlio, ha tentato di togliersi la vita gettandosi in un torrente poco lontano da casa. Salvata dai parenti, ora è sotto stretta osservazione da parte dei medici.
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