È morta in ospedale la mamma anti-crocifisso a scuola, aperta un'inchiesta per omicidio colposo

Venerdì 19 Maggio 2023 di Marco Aldighieri
OSPEDALE SCHIAVONIA - Aperta un'inchiesta sulla morte di Soile Lautsi

MONSELICE - Si è spenta all’età di 65 anni Soile Tuulikki Lautsi, conosciuta in tutta Italia e in Europa per la sua battaglia contro il crocifisso appeso nelle aule scolastiche. Il decesso, della donna di origine finlandese, è avvenuto domenica scorsa all’ospedale di Schiavonia. Ma per il marito, il medico Massimo Albertin molto noto ad Abano Terme, qualcosa non è andata per il verso giusto. Così, insieme a uno dei figli della coppia, affiancato dal legale Oscar Ugo del foro di Padova, ha presentato un esposto in Procura. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo contro ignoti e ha disposto l’autopsia sul corpo della 65enne.
 

Battaglia contro il crocifisso


Soile, nella giornata del 10 maggio, ha manifestato alcuni problemi gastrointestinali. In particolare una forte nausea e diversi dolori all’addome. Così è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia. La donna è stata sottoposta a una serie di visite e i medici le avrebbero riscontrato una occlusione intestinale. A seguito della diagnosi è stato consigliato il ricovero, ma ai parenti della 65enne avrebbero riferito di un quadro clinico risolvibile e non grave. Quattro giorni più tardi però, il 14 di maggio, Soile Tuulikki Lautsi è deceduta in ospedale. La famiglia sconvolta non si è data pace per quella morte improvvisa, tanto da presentare un esposto in Procura per fare piena luce sul caso. I parenti al momento hanno detto di «Non volere lasciare dichiarazioni sull’accaduto».
 

Chi era


Era il lontano 2002 quando Soile aveva chiesto alla scuola media “Vittorino da Feltre” di Abano, dove studiavano i suoi due figli, di rimuovere il crocifisso dalle aule. Una richiesta appoggiata in pieno dal marito, già responsabile del reparto di analisi della Casa di Cura di Abano. I due genitori, affiancati dall’Unione Atei, volevano crescere i loro figli liberi dalla costante presenza di un simbolo della religione cattolica nelle scuole italiane. Ma l’istituto aveva rifiutato la richiesta di Soile, che per portare avanti la sua battaglia si era rivolta al Tar. 
Il caso era diventato mediatico e, oltre alla Chiesa, avevano iniziato a interessarsi deputati, senatori e ministri. L’iter processuale messo in moto da Soile, aveva avuto il suo epilogo con la sentenza del 18 marzo del 2011 da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. È stato stabilito come l’esposizione del crocifisso “Non costituisce violazione dei diritti di insegnamento e di educazione perchè nulla prova l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo religioso sui muri delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni”. 
E ancora “Non è quindi ragionevolmente possibile affermare che essa ha o no un effetto su persone giovani le cui convinzioni sono in fase di formazione”.

Inoltre la Corte aveva stabilito che “Nel decidere di mantenere i crocifissi nelle aule della scuola pubblica frequentata dai figli della ricorrente lo Stato italiano ha rispettato il diritto dei genitori ad assicurare questa educazione e questo insegnamento in conformità alle loro convinzioni religiose e filosofiche”. 

Ultimo aggiornamento: 17:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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