La poesia profetica di Michele,
operaio morto sul posto di lavoro

Martedì 28 Ottobre 2014 di Germana Cabrelle
Michele Zoccarato
SAN GIORGIO IN BOSCO - «Cosa può la fatica fare? Rivolge incapace ed eleva allo strazio». È l'incipit di una poesia quasi profetica di Michele Zoccarato, l'operaio di San Pellegrino Vera che il 15 aprile 2011 perse la vita in un incidente sul lavoro. Il cartoncino scritto a mano è stato ritrovato da un collega facendo pulizia dietro la scrivania di Michele, il quale amava scrivere poesie così come amava il suo lavoro, tanto che non si risparmiava nei turni di notte né a spostarsi di reparto se serviva.



Solitamente addetto alla logistica, l'ultima ora e mezza di quella quarta notte la passò però al macchinario che alza e abbassa strati di bancali per posizionarvi le confezioni di acqua da incellofanare e spedire nei supermercati. Una bottiglia, sfuggita da un pacco, rotolò a terra. La macchina era ferma quando Michele si chinò a raccoglierla. Ferma, ma parzialmente in sicurezza. Perché l'operaio, sporgendosi e coprendo col busto le fotocellule, non poteva sapere - perché non era la sua postazione - che la sua mossa andava pericolosamente ad azionare le forche che in una frazione di secondo lo infilzarono di peso.



La morte di Michele è stata una combinazione di fatalità: doveva essere a casa in permesso sindacale, ma essendo rientrato dalle ferie acconsentì al turno di notte. E non c'era nessuno con lui, al momento della disgrazia, sulla linea dell'imballaggio, dove si trovava eccezionalmente al comando.
Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 11:11

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