Max Pezzali in tour, fa tappa a Padova: «L'intelligenza artificiale? Meglio la musica di lotta»

Domani e domenica sarà alla Fiera di Padova nelle uniche due date venete del nuovo tour

Venerdì 24 Marzo 2023 di Gabriele Pipia
Max Pezzali sarà a Padova

PADOVA - Per chi è stato bambino negli anni Novanta andare a un suo concerto è un po' come andare a trovare un vecchio amico d'infanzia. "Hanno ucciso l'uomo ragno" e "Nord sud ovest est", "Come mai" e "La regola dell'amico". Basta la prima nota per essere catapultati lì, negli «anni d'oro del grande Real» ma soprattutto negli anni dei grandi successi 883. «Ho iniziato quando c'erano la Dc e il Partito Comunista e sono arrivato qui, in un mondo musicale dove inizia ad affacciarsi l'intelligenza artificiale» riflette Max Pezzali, 55 anni, mentre gira l'Italia per festeggiare 30 anni di carriera. Domani e domenica sarà alla Fiera di Padova nelle uniche due date venete del nuovo tour. Sul palco con lui Davide Ferrario, padovano di Monselice, chitarrista e producer pronto a giocare in casa.

Max, il tour sta facendo registrare un sold out dopo l'altro. Se lo aspettava?
«Non mi aspettavo tante presenze e non mi aspetto ogni volta la reazione entusiasta del pubblico.

Ci stiamo rendendo conto che queste canzoni sono rimaste nell'immaginario collettivo anche se è passato tanto tempo ed è cambiato tutto. Alcune di queste le ho scritte quando c'era ancora l'Unione sovietica...».

È l'effetto nostalgia degli anni Novanta?
«Non ne faccio solo una questione di revival. Credo che queste canzoni siano sempre nel cuore delle persone perché hanno avuto successo in un periodo in cui si fissavano più facilmente. Adesso tutto viene consumato compulsivamente ma viene ricordato meno. Una volta le canzoni venivano scolpite nella pietra e rimanevano, oggi è tutto scritto a pennarello...delebile».

In "Hanno ucciso l'uomo ragno" lei raccontava l'ideale dell'eroe buono sconfitto da consumismo e poteri forti. Chi è l'eroe buono del 2023?
«Sarò qualunquista ma non credo più negli eroi sotto i riflettori, nei grandi paladini dai grandi valori. Gli unici eroi che mi sento di riconoscere sono padri e madri di famiglia che si alzano alle 5 per andare a lavorare mentre magari hanno un figlio con dei problemi e senza sostegni adeguati. Sono quelli che affrontano il destino avverso con il sorriso e senza perdersi d'animo».

Ha tagliato il traguardo dei trent'anni di carriera, dalle musicassette a Spotify. In questi tre decenni la musica italiana come è cambiata?
«Trent'anni fa c'erano soprattutto le canzoni da Sanremo, genere melodico eccessivamente melenso e sdolcinato. Poi gli anni '90 hanno portato un grande cambiamento perché l'hip hop è confluito nella musica italiana e l'ha modernizzata. Negli anni 2000 c'è stata la presa di potere definitiva di rap, hip hop e cultura urban».

E oggi?
«Oggi c'è il compimento di quella trasformazione iniziata con Jovanotti, gli Articolo 31 e un po' anche con noi. Questi sono gli anni in cui questa cultura urban vuole diventare Sanremo. Vuole passare da movimento di lotta a movimento di governo. Si è cinquestellizzata».

E lei cosa preferisce?
«Io credo che sia sempre più bello quando la musica è di lotta, quando fai qualcosa che non è esattamente quello che ci si aspetta. Anche perché ora la musica si trova davanti al grande bivio dell'intelligenza artificiale. Se vuoi fare quello che fanno tutti lo fa meglio un software. Ho visto come un programma fa la voce di Adele e sono rimasto sconvolto. Tra cinque anni potrebbe non servire un cantante. Per questo bisogna pensare fuori dalla scatola e non seguire per forza la perfezione musicale».

Sabato e domenica sono in calendario due date molto attese alla Fiera di Padova. Ha legami particolari con il Veneto?
«Sono stato per anni assiduo frequentatore di Jesolo e poi il Veneto è terra di motociclisti. Per me il Veneto è sinonimo di estate».

Ha già riempito due volte San Siro e a settembre farà il concertone "Circo Max" al Circo Massimo. In quale altro posto sogna di cantare?
«Sopra San Siro è difficile andare. Se dobbiamo davvero fantasticare penso a quelle cose da Pink Floyd come il palco galleggiante a Venezia davanti a piazza San Marco. Sono cose che non si possono fare perché ti mandano in galera solo a pensarle, ma sognando...sarebbe bellissimo. Oi ndemo veder i Pin Floi, oi ndemo veder i Pin Floi...Persi par persi, ndemo a consolarse, ndemo al Paradiso a inbriagarse...».

Chiudiamo l'intervista così, con Max Pezzali da Pavia che cita Skardy cantando in dialetto?
«Noi siamo stati formati dai Pitura Freska alla lingua veneta, quell'album era stato davvero leggendario». 

Ultimo aggiornamento: 09:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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