SantaGiustina in Colle. Lotta per il testamento, in 4 finiscono a processo: imputati anche medico di base e notaio

Marcello Ceccato ha lasciato tutto alla moglie e a un figlio. Gli altri tre figli hanno fatto denuncia

Giovedì 29 Giugno 2023 di Marco Aldighieri
A processo per il testamento

SANTA GIUSTINA IN COLLE (PADOVA) - La lotta per l’eredità finisce in Tribunale. Il falegname di Santa Giustina in Colle, Marcello Ceccato deceduto il 25 novembre del 2019 a 83 anni, aveva lasciato tutta la sua eredità attraverso un testamento alla moglie e a un figlio. Ma gli altri tre figli, per nulla convinti di quell’atto, hanno presentato denuncia. Così sono scattate le indagini da parte del pubblico ministero Benedetto Roberti e alcuni giorni fa il Gup Laura Alcaro ha spedito a giudizio quattro persone accusate di falsità ideologica in concorso.

Sono il medico di base Rosanna Ruffato, 62 anni di Santa Giustina in Colle, il notaio Francesca Vomiero, 42 anni di Padova e i due testimoni, entrambi residenti a Santa Giustina in Colle, Andrea Basso di 44 anni e Carmen Rampazzo di 55 anni. I quattro, il prossimo 13 di febbraio, dovranno difendersi davanti al giudice Fassina.

I fatti

Il giorno 21 novembre del 2019 Marcello Ceccato, ricoverato all’ospedale di Cittadella, ha ricevuto la visita del notaio, del medico Ruffato e dei due testimoni. Secondo l’accusa la dottoressa avrebbe falsamente certificato lo stato di salute del paziente. Lo avrebbe descritto come “vigile, reattivo, collaborativo, consapevole delle attuali limitazioni fisiche e della dipendenza funzionale conseguenti alle patologie sofferte”. E ancora “Pur avendo lacune nella memoria a breve termine, non manifesta disturbi del comportamento, conserva capacità di astrazione e progettazione, senza lacune in memoria a medio-lungo termine, comprende il valore del denaro e il significato di proprietà”. Il certificato è stato consegnato al notaio e Ceccato ha firmato il testamento davanti ai due testimoni dove lasciava due immobili, alcuni campi e dei soldi per un totale di 600 mila euro, alla moglie e a un figlio. Quattro giorni più tardi il falegname è deceduto.

Le indagini

I primi sospetti sono venuti a galla quando gli inquirenti hanno saputo che una delle figlie di Ceccato, aveva firmato il consenso al ricovero al posto del paziente perchè non era in grado di esprimere la propria volontà. La dottoressa Paola Confortin, ingaggiata dall’avvocato Marco Furlan di parte civile, ha dichiarato come il paziente non fosse in grado di intendere e di volere. Alla medesima conclusione è giunta il medico legale Rossella Snenghi, consulente per la Procura. Non solo, perchè i medici del centro Disturbi cognitivi e demenze hanno messo nero su bianco come il paziente fosse affetto da demenza. E poi quelle intercettazioni telefoniche che sembrano inchiodare i quattro imputati. La più significativa riguarda la testimone Rampazzo che avrebbe detto: «Nemmeno parlava». Un procedimento è stato avviato anche al Tribunale civile.

Ultimo aggiornamento: 07:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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