L'eredità da 100 milioni: «La vedova Sgaravatti è stata circuita, ecco le prove»

Venerdì 5 Maggio 2023 di Gabriele Pipia
La villa affrescata dalla scuola del Tiepolo a Saonara

PADOVA - Trentotto pagine di ricostruzione dettagliata. Trentotto pagine colme di diagnosi mediche, analisi psicologiche e perizie calligrafiche che ripercorrono gli ultimi tre mesi di vita della vedova Renata Cappellato. La perizia di parte è firmata dal professor Giuseppe Sartori dell’Università di Padova e va ad arricchire un fascicolo già decisamente corposo, quello relativo all’inchiesta sull’eredità da favola della nota famiglia padovana Sgaravatti. Il nuovo atto è stato depositato martedì in Procura dai legali di un ex lavoratore del colosso florovivaistico e la conclusione è netta: la vedova milionaria, malata oncologica morta a 75 anni il 19 dicembre 2020 dopo aver firmato due testamenti nell’arco di un anno, all’epoca in cui firmò il secondo atto non era pienamente capace di intendere e di volere. «Il quadro psicofisico, unitamente alla condizione di perdita di autonomia e dipendenza, hanno determinato uno stato di estrema vulnerabilità e fragilità che soddisfa i criteri per la condizione di circonvenibilità - si legge nella perizia -.

Tale stato di infermità non poteva non essere percepibile da terzi non esperti». 


IL TESORO CONTESO
Il patrimonio conteso ha un valore stimato in 100 milioni di euro e l’eredità è legata al ramo d’azienda di Alberto Sgaravatti, morto nel 2019 a 91 anni lasciando alla moglie Renata un tesoro fatto di ville, palazzi, auto d’epoca e quadri pregiati. La vedova non aveva figli e prima di morire ha scritto due testamenti nel giro di un anno: nel primo ha affidato l’intero patrimonio a due dipendenti e nel secondo ha destinato tutto ad una donna padovana moglie di un avvocato. Quale testamento fa fede? Per legge l’ultimo, ma uno dei due lavoratori non ci sta e accusa l’ereditiera di circonvenzione d’incapace. L’esposto in Procura è stato depositato l’11 ottobre 2022 e il mese successivo è stata aperta l’inchiesta senza indagati. La consulenza tecnica di parte, che avvalora la tesi della possibile circonvenzione, è stata redatta dal professor Sartori, docente al Bo di Neuropsicologia e Psicolopatologia forense.


IL DOCUMENTO
Nella perizia si parla di «complessa situazione clinica, che era andata progressivamente deteriorandosi determinando uno stato di fragilità tale da richiedere l’assistenza continua». Una condizione che favorisce «la vulnerabilità del soggetto anziano a tentativi di captazione della volontà». Nel ricostruire gli ultimi mesi di vita la perizia parla anche di «isolamento sociale» della vedova e sottolinea che la futura ereditiera e il marito avvocato «ne avrebbero progressivamente limitato la possibilità di contatto con chiunque». Il secondo testamento del 20 ottobre 2020 «evidenzia totale discordanza dalle volontà espresse nel primo testamento dell’11 ottobre 2019. La scelta di beneficiare del suo ingente patrimonio due persone sostanzialmente sconosciute, non legate a lei da alcun vincolo, appare scelta irrazionale non essendo stata in alcun modo motivata e non trovando riscontro nello stile di vita da sempre adottato dalla signora Cappellato e dal marito». E non è tutto: «Anche l’analisi formale del documento presenta rilevanti anomalie, essendo presenti nel testo olografo aspetti disgrafici tipici della persona affetta da decadimento cognitivo»


L’ALTRO NODO
La perizia si concentra poi su due procure firmate dalla donna per incaricare un avvocato padovano, marito della futura ereditiera, di operare sui conti e di vendere le proprietà dell’azienda A&A Sgaravatti Vivai. Una scelta giudicata «anomala e irrazionale» visto che «i coniugi avevano vissuto per la loro azienda assicurandosi che la stessa continuasse l’attività anche dopo la morte». Per il perito «siamo in un contesto in cui le scadute condizioni psicofisiche erano di gravità sufficiente a determinare una infermità mentale (...). Gli atti erano caratterizzati da elevata complessità e richiedevano capacità cognitive integre, anche solo rispetto alla valutazione dei rischi di affidare di fatto l’intero patrimonio a persona sconosciuta». 


GLI SVILUPPI
L’inchiesta resta aperta e intanto un’altra importante novità è emersa pochi giorni fa: due donne veronesi, cugine di primo grado della vedova con la quale avevano rapporti saltuari, si sono rivolte a due legali e hanno depositato in Procura la richiesta di accesso agli atti. Vogliono vederci chiaro anche loro. 

Ultimo aggiornamento: 17:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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