Sgaravatti, inchiesta sui due testamenti: nuove carte in Procura. «Terreni svenduti»

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Gabriele Pipia
Renata Cappellato Sgaravatti assieme a Rita Levi Montalcini

PADOVA - Un altro dossier in Procura. Un documento di cinque pagine condito da date, nomi e ricostruzioni dettagliate. Lo ha depositato un ex lavoratore degli Sgaravatti e arricchisce con una nuova puntata il caso dell’eredità da 100 milioni lasciata da una delle famiglie più note di Padova, quella legata al colosso del florovivaismo. Alla base della storia c’è sempre il doppio testamento firmato a distanza di un anno dalla vedova Renata Cappellato Sgaravatti, morta il 19 dicembre 2020: un primo atto con cui affida l’intero patrimonio a due dipendenti e poi un secondo atto con cui destina il proprio tesoro ad una donna padovana, moglie di un avvocato.

Qui si scatena la guerra legale: quale testamento fa fede? Per legge l’ultimo, ma uno dei due ex lavoratori non ci sta e accusa l’ereditiera di circonvenzione d’incapace. Due mesi fa la Procura di Padova ha aperto l’inchiesta e oggi il fascicolo risulta senza indagati. Intanto la battaglia continua a suon di esposti. 


IL PATRIMONIO
In ballo c’è un vero tesoro. Cento ettari di pregiati vivai, decine di altri terreni, una lunga serie di quadri e orologi pregiati. E poi ancora: mobili d’antiquariato, una collezione di auto d’epoca (tra cui la mitica Ferrari 365 GTC di fine anni Sessanta costruita in 168 esemplari in tutto il mondo) e immobili di lusso. Due esempi su tutti: un palazzo da 22 vani in Prato della Valle e una storica villa affrescata dalla Scuola del Tiepolo nella campagna di Saonara. 


L’ULTIMA PEC
La Pec spedita nei giorni scorsi da uno studio legale bolognese per conto dell’ex lavoratore padovano va ad integrare l’esposto già presentato lo scorso 11 ottobre. Sul tavolo del pubblico ministero oggi ci sono due nuovi elementi. Il primo riguarda la vendita dei terreni di Saonara: «L’ereditiera sta svendendo tutto alla metà del valore», accusa l’ex lavoratore. Il secondo è un atto che testimonia come l’anziana vedova due settimane prima di morire avesse affidato l’intero conto corrente all’avvocato, marito della futura erede. «Ma le sue condizioni di salute erano già degenerate e compromesse», attacca lo stesso ex dipendente. Sono allegati i documenti e viene chiesto formalmente alla Procura di procedere con dei sequestri preventivi. 


LA RICOSTRUZIONE
Per comprendere gli ultimi passi legali bisogna fare un passo indietro e ripercorrere la storia dall’inizio. L’eredità in questione è quella legata al ramo d’azienda di Alberto Sgaravatti, morto nel 2019 a 91 anni lasciando tutto alla moglie Renata Cappellato. La vedova Sgaravatti se n’é andata a 75 anni il 19 dicembre 2020. Non aveva figli e prima di morire ha scritto due testamenti. Fa fede l’ultimo ma chi è rimasto escluso scalpita mettendo in dubbio quel documento. 


I TERRENI
La nuova documentazione presentata in Procura si concentra anzitutto su un terreno di Saonara venduto lo scorso 29 novembre per 630.000 euro con atto formale firmato da un notaio padovano. «Tale terreno agli attuali prezzi di mercato ha un valore quantomeno pari al doppio» scrive l’ex lavoratore allegando una consulenza fatta fare appositamente ad un geometra. E poi aggiunge, a proposito dell’ereditiera: «Ha svenduto, distruggendo irrimediabilmente e definitivamente il patrimonio florovivaistico e pluricentenario dell’azienda Sgaravatti». 


I SOLDI
Nell’integrazione dell’esposto si parla poi di «altri gravi e inquietanti fatti» e viene allegato un ulteriore atto. Il 3 dicembre 2020, due settimane prima di morire, la vedova Sgaravatti alla presenza di un altro notaio nella propria casa di Prato della Valle ha conferito ad un avvocato padovano, marito della futura ereditiera, «tutti i poteri per gestire e amministrare il conto corrente intestato ad essa». Quindi, sostanzialmente: riscuotere, prelevare e versare somme, modificare le condizioni contrattuali, effettuare bonifici, chiudere il conto corrente e così via. Il tutto «a titolo gratuito e sotto gli obblighi di legge, tra cui il rendiconto». Per l’ex lavoratore però in quel momento le condizioni psicofisiche della vedova «erano fortemente degenerate e compromesse, tanto che decedeva pochi giorni dopo». Chi ha ragione? Il fascicolo, sempre più ricco, è in mano alla Procura. 

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci