Eredità Sgaravatti, un patrimonio da 100 milioni: «È stata circonvenzione d'incapace»

Lunedì 21 Novembre 2022 di Gabriele Pipia
Interno villa Sgaravatti Saonara
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PADOVA - Palazzi pregiati, ville antiche, opere d’arte e bolidi d’epoca. La battaglia per il patrimonio da 100 milioni della famiglia Sgaravatti prosegue da quasi due anni e ora si arricchisce di un nuovo capitolo. Un ex dipendente dello storico colosso florovivaistico ha presentato formalmente in Procura una denuncia per circonvenzione d’incapace nei confronti della donna padovana che ha ricevuto l’intero tesoro in eredità. L’accusa è ben precisa: «Quando la vedova Sgaravatti ha firmato quel testamento non era più lucida mentalmente. L’ereditiera si è approfittata di lei per prendersi tutto».
Spetta ora agli inquirenti ricostruire gli ultimi mesi di vita della milionaria. L’anno scorso il caso aveva suscitato grande clamore, poi tutto era stato avvolto dal silenzio ma ora l’ex dipendente torna alla carica mettendo tutto nero su bianco. «Le indagini sono in corso - commenta lui - e per ora è meglio non dire niente».
 

LA FAMIGLIA
A Padova gli Sgaravatti sono una famiglia leggendaria legata da due secoli a una delle principale aziende italiane nel campo del florovivaismo, in grado di conquistare il mondo tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta ornando le sedi ministeriali e creando giardini per tutti: per i magnati russi, per gli emiri e per la Villa Certosa di Berlusconi in Sardegna, giusto per rendere l’idea. Come spesso capita in queste grandi famiglie milionarie, però, quando la ricchezza diventa enorme ci si divide e nascono più rami d’azienda. Quello in questione è legato ad Alberto Sgaravatti, morto nel 2019 a 91 anni lasciando tutto alla moglie Renata Cappellato. 
Nel patrimonio di famiglia figurano la storica villa Morosini affrescata dalla scuola del Tiepolo nella campagna di Saonara (valore stimato di 1,7 milioni di euro) e poi un palazzo da 22 vani affacciato su Prato della Valle (valutato 2 milioni). Nell’elenco figurano poi 100 ettari di pregiati vivai e decine di altri terreni collocati tra il Veneto e Roma, ma non solo. Troviamo anche uffici, capannoni, una collezione di 15 auto d’epoca e una lunga serie di quadri preziosi. Insomma, un sogno. 
 

I DOCUMENTI
La vedova Sgaravatti, però, se n’é andata a 75 anni il 19 dicembre 2020. Non aveva figli ma prima di morire ha scritto due testamenti a distanza di un anno. Con il primo documento tutte le proprietà vengono destinate a due ex dipendenti, con il secondo invece viene nominata erede universale una donna padovana alla quale viene posta una condizione: acquistare un appartamento per la badante, una sessantenne filippina che ha assistito giorno e notte per sette anni i coniugi Sgaravatti. E non è tutto: a questa badante bisogna versare pure 300 euro al mese per il mantenimento del cane di famiglia. 
Quale testamento fa fede, quindi? Teoricamente l’ultimo, quello che nomina la donna padovana erede universale. Ma gli ex dipendenti non si sono mai rassegnati e hanno chiesto ad un avvocato di studiare le carte per fare luce sulla vicenda. Il resto è storia di queste ultime settimane. 
 

L’ACCUSA
Nell’esposto-denuncia presentato lo scorso 11 ottobre in Procura l’ex dipendente degli Sgaravatti punta il dito contro la donna che ha ereditato tutto e chiama in causa anche il marito di quest’ultima. Il lavoratore parla di «circonvenzione finalizzata all’apprensione, poi veramente avvenuta, dell’intero patrimonio della signora Renata Cappellato in Sgaravatti, sia concludendo in suo nome atti di disposizione patrimoniale mentre era in vita sia successivamente assicurandosi la titolarità nella successione ereditaria per il tramite di un testamento olografo». 
Nella stessa denuncia viene sottolineato come il testamento sia stato redatto a soli due mesi dal decesso della donna, che «già dolosamente isolata, versava in condizioni di salute altamente degradate implicanti un grave decadimento delle funzioni cognitive e volitive».
Dopo il deposito dell’esposto, accompagnato dalle due distinte copie del testamento, il legale che assiste il lavoratore si è rifatto vivo in Procura lo scorso 4 novembre chiedendo di verificare lo stato del procedimento. Non c’è alcuna intenzione di mollare. 
 

I DETTAGLI
La ricostruzione dei fatti comincia l’11 ottobre 2019 con il primo testamento firmato Renata Cappellato in Sgaravatti: a un lavoratore vanno 2,5 milioni, all’altro tutti gli altri beni. Poi si passa al 2020. L’8 settembre l’anziana affida la procura per vendere i suoi terreni ad un avvocato di Padova. Il 20 ottobre firma un nuovo testamento destinando tutte le sue proprietà alla moglie di questo avvocato dandole pure preziose istruzioni per aprire un baule, recuperare un paio di chiavi, arrivare in soffitta e trovare «il libretto della Ferrari». 
Il 10 dicembre l’avvocato si presenta in uno studio notarile di Mestre per cedere i terreni al nuovo acquirente. Il 19 dicembre l’anziana, malata, muore. Il 28 dicembre lo stesso avvocato si presenta da un altro notaio, questa volta a Padova, per depositare il testamento intestato alla moglie. Sono passati quasi due anni e tutto è ancora aperto. 
 

IL SIMBOLO
Così parlava nel 2021 Walter Stefan, fino allo scorso giugno sindaco di Saonara. «Non doveva finire così, con due testamenti contrapposti depositati a due diversi notai con tre diversi beneficiari. Eppure diverse fonti mi parlavano della volontà di Alberto Sgaravatti di lasciare tutto il proprio patrimonio in eredità ai Frati di Santa Giustina: cosa non sorprendente dato che la residenza padovana degli Sgaravatti, in Prato della Valle, è proprio all’ombra delle cupole della Basilica. E intanto - si sfogava ancora Stefan - la splendida dimora, affrescata dagli allievi della scuola del Tiepolo e classificato bene tutelato dalla Sovraintendenza alle belle arti, è stata abbandonata per decenni». Sarà la magistratura a stabilire chi potrà godersi quel patrimonio da favola. 
 

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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