Padova. Testamento Conte, impugnata la sentenza che assolve il commercialista Castellini

Il 56enne di Abano avrebbe fatto "sparire" la somma di 2 milioni e mezzo, e quella di un milione e 600 mila euro. L'ultima parola adesso spetta ai giudici della Corte d'Appello

Sabato 8 Aprile 2023 di Marco Aldighieri
Il testamento falso per cui è finito alla sbarra Alessandro Castellini

PADOVA - I 15 milioni di euro parte della cospicua eredità di Mario Conte, per i giudici del Tribunale collegiale non furono riciclati. E il 30 ottobre dell'anno scorso il commercialista Alessandro Castellini è stato assolto perchè il fatto non sussiste. Ma la sentenza di primo grado è stata impugnata dal procuratore generale Marina Ingoglia, proprio sull'accusa di riciclaggio perchè il 56enne di Abano avrebbe fatto "sparire" la somma di 2 milioni e mezzo, e quella di un milione e 600 mila euro.

L'ultima parola adesso spetta ai giudici della Corte d'Appello.

Le motivazioni

Il procuratore generale, si legge nelle quattro pagine della dichiarazione di appello, ha impugnato la sentenza di primo grado per "contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione nella parte in cui si afferma che l'imputato sarebbe penalmente non perseguibile per quanto riguarda il reato di riciclaggio". In particolare sono state contestate due operazioni finanziarie. La prima è un trasferimento del 17 aprile del 2009, dell'importo 2 milioni e 500 mila euro, dal conto intestato a Luciano Cadore, in cui in precedenza erano stati versati 6 milioni di euro, al conto intestato alla ditta Machine Tools. Il secondo trasferimento, contestato dalla procura generale, è del 24 aprile sempre dello stesso anno, dove dal conto intestato alla Machine Tools è stato prelevato un milione e 600 mila euro per essere poi versato nel conto corrente della ditta United Tools. In definitiva il procuratore generale chiede che venga riconosciuta la responsabilità di Castellini in relazione al reato di riciclaggio.

I fatti

Il pubblico ministero Sergio Dini, rappresentante della pubblica accusa, aveva chiesto una condanna a 5 anni per il commercialista, ritenuto responsabile di aver contribuito a disperdere e rendere irrintracciabile parte dell'eredità da 90 milioni di euro di Mario Conte, commerciante di pelli morto a 91 anni il 13 ottobre 2008. Il processo di primo grado è stato la costola di un altro procedimento, che ha visto condannato in via definitiva a 3 anni Luciano Cadore, ex maggiordomo di Conte che alla morte del datore di lavoro era risultato unico beneficiario del testamento ed erede dell'ingente patrimonio. Il giudice Elena Lazzarin nel 2013 ha stabilito coma la firma in calce a quelle poche righe non apparteneva a Conte: il testamento è risultato falso e l'ex maggiordomo è stato condannato. All'epoca però una parte del lascito milionario era già sparita dai conti del Cadore e per questo era finito alla sbarra anche Castellini. Il 56enne è stato accusato di aver assunto la gestione di tutte le operazioni finanziarie legate al patrimonio illecitamente ereditato da Cadore traslandone parte alle Bahamas, ma anche convogliandone delle somme su conti, società e fondazioni intestati a sé stesso o a persone a lui vicine. Gli è stata contestata la ricettazione per la somma di un milione di euro ricevuta da Cadore e definita "un cadeau", ritenuta frutto della precedente falsificazione del testamento (a cui il Castellini non aveva concorso). Ma soprattutto gli è stato contestato il riciclaggio di 15 milioni, parte dell'eredità, che la Procura riteneva avesse spostato (con due bonifici nel 2009) dal conto corrente padovano di Cadore a conti appositamente accesi alla banca Bsi Overseas Bahamas intestati allo stesso ex maggiordomo. Per la ricettazione è arrivata la prescrizione, ma per il riciclaggio ora Castellini rischia un nuovo processo. 

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