Ferrari, Rolex e ville nella società cassaforte, la frode dei due imprenditori padovani: 18 misure cautelari e sequestri per 58 milioni di euro Foto Video

Le indagini hanno avuto inizio nel 2020 nel settore del commercio di materiale da cancelleria e di consumo per le apparecchiature di stampa. In carcere Francois e Mattia Borgato, padre e figlio di Lendinara e Polverara

Giovedì 26 Gennaio 2023
La frode dei due imprenditori padovani: 18 misure cautelari e sequestri per 58 milioni di euro

PADOVA-BOLZANOAssociazione a delinquere specializzata in frode fiscale e riciclaggio: 14 misure cautelari, 4 interdittive e sequestri per oltri 58 milioni di euro. Le menti organizzative erano, secondo gli inquirenti, due imprenditori originari di Padova, specializzati nel settore della cancelleria.

Dalle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale di Bolzano, con la collaborazione di altri Reparti del Corpo delle province di Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza, Lecco, Bologna, Milano e Roma, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 soggetti, indiziati, allo stato delle indagini e salva la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, dei reati di associazione a delinquere, finalizzata alla frode IVA intracomunitaria, al riciclaggio e auto riciclaggio.

Tutti i coinvolti

Sono indagate complessivamente 34 persone fra le quali 8 padovani, 4 vicentini e 2 veneziani.
In carcere sono finiti in tre dei quali due padovani, padre e figlio Francois e Mattia Borgato di Polverara e Lendinara.

Infine ai domiciliari ci sono otto persone, di cui tre padovani, due vicentini e una originaria di Campolongo Maggiore (Ve).

Imprenditori e frode dell'IVA, come funzionava

Le indagini hanno avuto inizio nel 2020 nel settore del commercio di materiale da cancelleria e di consumo per le apparecchiature di stampa. In tale contesto, il prezzo praticato per la vendita di tali prodotti, particolarmente conveniente e non in linea con i prezzi di mercato, richiedeva specifici approfondimenti di indagine che rivelavano l’esistenza di un’articolata frode, architettata da due imprenditori di origine padovana promotori di un’associazione per delinquere composta da oltre 30 indagati che, avvalendosi di un reticolo di società dislocate prevalentemente nel Triveneto e in numerosi Paesi dell’Unione Europea, curavano l’importazione in Italia di tali prodotti, sistematicamente omettendo il versamento dell’Iva dovuta. Tale fraudolento meccanismo di evasione dell’IVA comunitaria ha consentito ai due imprenditori ed ai loro principali fiancheggiatori di rivendere i prodotti importati a prezzi estremamente vantaggiosi, con alterazione dei principi di leale concorrenza sul mercato.

Indigenti titolari delle società

Gli indagati avevano attribuito la titolarità formale delle circa 30 società coinvolte nella frode, a compiacenti teste di legno, persone perlopiù indigenti e disposte a farsi carico delle eventuali responsabilità derivanti dalla loro amministrazione. A tali soggetti era ricondotto, in particolare, il debito IVA nei confronti dell’Erario, ben sapendo che l’IVA non sarebbe stata versata e che ogni tentativo di recupero dell’imposta evasa si sarebbe rivelato vano, trattandosi di soggetti senza alcun patrimonio aggredibile.

La società cassaforte con un patrimonio di Ferrari, auto di lusso e ville

Al contempo, gli indagati avevano costituito ulteriori società “cassaforte”, con l’intento di schermare l’importante patrimonio (tra gli altri, una Ferrari, numerose altre supercar e beni immobili di pregio) acquisito utilizzando i profitti della frode, stimato in oltre 58 milioni di euro. L’attività di riciclaggio veniva finalizzata a remunerativi investimenti, sia in Italia che all’estero, nel settore turistico, nel campo della ristorazione, nel campo immobiliare, e anche per l’acquisto di cripto-valute.

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Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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