Una vita senza tasse da pagare, la maxi frode degli imprenditori: prima condanna a 7 anni e 4 mesi. Ecco i nomi dei furbetti

Giovedì 3 Novembre 2022 di Francesco Campi
Maxi evasione fiscale importando alcol senza iva
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ROVIGO - Una condanna a 7 anni e 4 mesi e 12 rinvii a giudizio: questo il primo approdo dell'indagine della Guardia di Finanza iniziata nel 2018 e culminata con tre arresti nel 2019, che aveva portato alla luce circa 43 milioni di redditi non dichiarati e fatture false per 37 milioni, con milioni e milioni di Iva evasa o indebitamente detratta nel giro di un biennio in una frode carosello in grande stile, con società fittizie e triangolazioni anche con Amsterdam, con bonifici in uscita e soldi rientrati dall'Olanda tramite corrieri così da truffare il fisco per milioni di euro e mettere in vendita auto, bevande e liquori, ad autoconcessionarie, locali e grande distribuzione, a prezzi completamente fuori mercato, proprio per effetto dei raggiri fiscali.
Un meccanismo così organizzato nei dettagli che ai tre promotori principali è stato contestato anche il reato di associazione per delinquere, finalizzata all'evasione dell'imposta sul valore aggiunto e all'autoriciclaggio dei relativi proventi.

Proprio le stesse tre persone che erano state arrestati e poste ai domiciliari nell'aprile di tre anni fa: Davide Gulmini, 56 anni, di Porto Viro, Edoardo Manzolli, 55 anni di Adria, e Paolo Zanellato, 60 anni, nato a Porto Viro e residente ad Adria. Quest'ultimo, commerciante di auto, assistito dagli avvocati Gianluca Ballo e Alessandro Lucianò, ha scelto la via del giudizio abbreviato, venendo condannato dal giudice per le udienze preliminari a una pena di 7 anni 4 mesi.

L'INCHIESTA
Insieme agli altri due, secondo la ricostruzione degli investigatori della Finanza, sarebbe stato il creatore del complesso meccanismo finanziario e il gestore occulto di tre società cartiere con le quali sarebbero stati creati i volumi di fatture fasulle. Gulmini e Manzolli, invece, hanno scelto la via del rito ordinario e per loro il giudice ha deciso il rinvio a giudizio così come per le altre dieci persone accusate a vario titolo per reati che vanno dall'emissione e utilizzo di fatture false all'intestazione fittizia di beni: il noto gestore di locali Gianluca Sattin, 56 anni di Rovigo, in passato anche direttore generale del Rovigo Calcio, Marco Scarparo, 56 anni di Este, Andrea Cusin, 47 anni di Vicenza, Roberto Peccennini, 47 anni di Ferrara, Ruggero Morella, 58 anni di Chioggia, Manuela Boscolo Buleghin, 59 anni di Chioggia, Luigi Di Vicino, 40 anni di Napoli, Angela Barzoni, 61 anni di Viadana, Angelo Garofalo, 60 anni di Angri, e Angelo Pozzato, 66 anni di Codigoro, ma residente a Taglio di Po.

Il meccanismo di frode al fisco, piuttosto elaborato, si articolava attraverso una serie di società fittizie che facevano in modo, con vari passaggi, di detrarre Iva mai pagata, così che all'acquirente finale la merce arrivasse a prezzi inferiori a quelli di mercato, perché il costo non era appesantito dall'Iva. Nelle fatture delle ripetute cessioni tra le varie società, infatti, veniva riportata l'Iva, che però di fatto non veniva mai pagata da nessuno anche se veniva portata in detrazione. Ogni società tratteneva poi una piccola percentuale.

APPOGGIO OLANDESE
L'autoriciclaggio, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, veniva attuato tramite una società di Amsterdam che emetteva a carico di una delle società degli accusati fatture per operazioni inesistenti, che tuttavia venivano realmente pagate con bonifici esteri con denaro che successivamente rientrava fisicamente in Italia in forma di contanti, consegnati direttamente da un corriere. «In sostanza - aveva spiegato la Finanza - quantità consistenti di bevande e liquori finivano sul mercato, soprattutto nella grande distribuzione, a prezzi estremamente competitivi e utilizzate anche come strumento di forte richiamo per la clientela. Peccato che il forte ribasso di prezzo fosse in realtà rappresentato dal mancato pagamento dell'Iva nei vari passaggi commerciali quindi, in definitiva, a danno dell'Erario, ovvero della collettività. Un altro lucroso comparto era rappresentato dalla vendita di auto con lo stesso meccanismo: per dare un'idea, su auto del costo 30mila euro, il mancato introito per l'Erario per la sola Iva è di circa 6mila euro».

 

Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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