Accoglienza migranti, gli albergatori delle Terme: «Comprendiamo l'emergenza ma non possiamo ospitarli qui»

Settembre per la zona termale è l'inizio dell'alta stagione, difficile che qualche albergatore metta a disposizione la sua struttura

Giovedì 24 Agosto 2023 di Eugenio Garzotto
L'albergo Paradiso a Noventa già ha ospitato migranti

ABANO TERME (PADOVA) - Massima vicinanza alle migliaia di profughi che sbarcano sulle coste italiane e agli enti istituzionali che si trovano a fronteggiare una situazione sempre più critica, ma gli hotel di Abano e Montegrotto non sono in grado di gestire l'accoglienza dei migranti nelle loro strutture. Non si è fatta attendere la presa di posizione di Walter Poli, presidente della Federalberghi euganea, in merito alla richiesta che la prefettura di Venezia ha rivolto nei gironi scorsi ai vertici regionali dell'ente di categoria per individuare soluzioni che consentano di ospitare i rifugiati in alberghi idonei.

Pur sottolineando che nessuna sollecitazione in questo senso è stata al momento avanzata agli stabilimenti del bacino termale, Poli gioca d'anticipo e dichiara fondamentalmente impercorribile tale strada.

La risposta degli albergatori

I toni sono pacati, diplomatici, non ultimativi, ma il significato è chiarissimo. «Attraverso la Federalberghi regionale siamo in contatto diretto con la prefettura lagunare che già da qualche mese ci segnala che i centri di accoglienza straordinaria rischiano il collasso di fronte a questa nuova ondata di migranti - esordisce Poli -. Da Federalberghi Veneto è stata inoltre inviata una nota a tutte le circa 3mila strutture ricettive della regione con l'indicazione di mettersi in contatto con la prefettura competente nel caso vi potessero essere alberghi interessati a sottoscrivere un accordo, a condizioni da stabilire, per ospitare i profughi». Ma questa premessa è poi seguita da una precisazione che non lascia spazio a dubbi. «Riteniamo sia molto difficile che una struttura turistica possa trovare interesse economico nello svolgimento della propria attività accogliendo i richiedenti protezione internazionale - prosegue Poli, titolare dell'hotel Tritone di Abano -. Per contro, qualora ci fossero fuori dai centri propriamente turistici delle strutture interessate a questo tipo di ipotesi, ben vengano. Purtroppo, come associazione di categoria, pur comprendendo l'emergenza in atto e pur con tutta la solidarietà possibile, più di così ci è però veramente difficile fare». Parole nette che, almeno per ora, escludono ulteriori spazi di manovra per arrivare a un ripensamento da parte della massima organizzazione di rappresentanza degli albergatori del bacino termale euganeo. E che trovano concordi anche altri imprenditori del settore.

La situazione delle strutture

«Poli ha ragione - interviene Aldo Buja, titolare dell'Ariston Molino di Abano -. Ci stiamo avvicinando a settembre e quindi al nostro tradizionale periodo di alta stagione, attendiamo numeri importanti in termini di presenze negli hotel. A mio parere non è una soluzione praticabile, meglio sarebbe individuare strutture di accoglienza in altri luoghi. Anche se comunque ogni albergatore può alla fine fare quello che vuole, quindi anche accogliere queste persone. Non credo che accadrà, ma in linea di principio non è da escludere». Pochi giorni fa il presidente regionale di Federalberghi, Massimiliano Schiavon, escludendo comunque a priori alberghi che si trovino in destinazioni che stanno in questi giorni registrando alti afflussi di clientela, aveva ipotizzato una possibile soluzione per i profughi negli hotel ora chiusi, ma interessati da interventi di rapida riqualificazione, che possano essere riaperti in tempi brevi. Ma nemmeno questo percorso appare praticabile per quanto riguarda le strutture attualmente dismesse ad Abano e Montegrotto. Si tratta infatti di hotel fatiscenti, spesso e volentieri in uno stato di degrado che si è protratto per decenni, con un progressivo deterioramento, privi di infissi e finestre, talvolta con coperture pericolanti, in alcuni casi addirittura con gli ingressi sigillati per ragioni di sicurezza e di pubblica incolumità. Veri e propri "scheletri urbani", oltretutto scelti periodicamente da sbandati e senzatetto come ricoveri di fortuna e sottoposti a costanti controlli da parte di carabinieri e polizia locale che se vi trovano persone all'interno le fanno immediatamente sgomberare. 

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