Don Marino torna in parrocchia dopo lo scandalo: «Non ho rimpianti, rimanere fermo mi è servito per ripartire con il piede giusto»

Lunedì 9 Ottobre 2023 di Giovanni Brunoro
Al centro don Ruggero Marino alla messa a Solesino

SOLESINO - «Sarete miei amici. Gli juventini un po’ di più». Don Marino arriva ad Arteselle ed è subito show. La voce era nell’aria da mesi e, alla fine, si è concretizzata: don Marino Ruggero è diventato amministratore parrocchiale della comunità di Arteselle, frazione di Solesino. Per il sacerdote padovano, ordinato nel 1990, termina il periodo di isolamento e riflessione che durava dal 2020. All’epoca, don Marino aveva dovuto abbandonare la parrocchia di san Lorenzo ad Albignasego per uno scandalo rosa. «Comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo di celibato per i preti», recitava la nota ufficiale della Diocesi.

Per lui si era aperto «un cammino di formazione e un percorso di rivisitazione personale e spirituale». Un lungo “stop and go”, in cui il presbitero ha meditato su quanto accaduto e si è rigenerato per ripartire con rinnovato vigore.

LE PAROLE

L’ingresso di don Marino ad Arteselle non era stato annunciato in via ufficiale. Ciononostante, alle 10 di ieri mattina la chiesa intitolata al Cuore Immacolato di Maria è gremita. All’esterno, i parrocchiani hanno preparato uno striscione con scritto «Benvenuto don Marino!» e tutti si apprestano a conoscere il “nuovo” pastore. «Sono felice dell’accoglienza che mi è stata riservata e spero cresca nel rispetto reciproco - dichiara il presbitero - Comincio un nuovo cammino, dopo un’interruzione cominciata a gennaio 2020. Ho fatto questo periodo sabbatico e ora riparto a fare quello che ho sempre amato. Rimanere fermo mi è servito per ricaricarmi e ripartire con il piede giusto». Poi un velo di tristezza scende sui suoi occhi cerulei: «Rimpianti? No, per niente. Forse serviva un po’ di maggiore prudenza, abbinata alla saggezza che serve nell’esercitare il nostro ministero». Ma ecco il nuovo “parroco”: sorridente e carico, arriva sul sagrato con la sua ventiquattr’ore e saluta don Francesco Lucchini, vicario foraneo delegato dal vescovo a presentarlo in parrocchia. Vestito ancora col suo bel clergyman, ascolta le parole del sindaco Elvy Bentani, che ringrazia Dio per la novità e si produce addirittura in un’esortazione agostiniana: «Non amiamo, dunque, noi stessi, ma il Signore. E nel pascere le sue pecore, non cerchiamo i nostri interessi, ma i Suoi». È poi la volta del presidente del consiglio pastorale Paolo Crivellari, che analogamente gioisce per il dono del nuovo sacerdote. «Eccomi, eccomi. Signore, io vengo»: il canto riscalda l’assemblea e don Marino entra ufficialmente in chiesa, attorniato da un’ala di chierichetti, da don Francesco e don Giuseppe Bertin, parroco uscente. Piglio deciso, parole chiare e semplici: è il sacerdote che i vecchi fedeli conoscono. Ma un po’ di emozione trasuda dai suoi gesti e si vede ad occhio nudo che lo stop forzato gli ha tolto dimestichezza col messale. A sostenerlo ci sono gli anziani genitori, vecchi parrocchiani di Albignasego e un pullman arrivato da Marostica, dove aveva esercitato il ministero per dieci anni.

LA PROVOCAZIONE

Dopo la prima lettura - san Paolo ai Filippesi - è la volta della parabola evangelica dei vignaioli omicidi: «La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo». Manco farlo apposta, sembra la storia di don Marino. L’omelia, chiara e pensata, fa l’esegesi delle scritture e si sofferma sul passo di Matteo e su quel Cristo non creduto e ucciso. Qualcuno vi ha letto un velato rimando ai suoi ultimi tre anni e al suo dolore personale. Poi, don Marino gioca la carta vincente: considerandosi nano sulle spalle dei giganti, legge ampi brani di don Clemente Menegazzo, parroco ad Arteselle per 50 anni e fondatore dell’attuale chiesa. Il modo migliore per far breccia nei cuori dei locali. Prendersi cura dei gruppi parrocchiali, dell’asilo e della chiesa, amare la comunità: così don Marino intende svolgere il proprio ministero. Colpisce nell’omelia un passaggio in cui il sacerdote parla dei rapporti personali e quelli famigliari: «L’amore non è possesso. Quando diciamo “il mio partner” o “mio figlio”, in realtà dobbiamo capire che gli altri non ci appartengono». La messa, lunghissima, inizia ad estenuare i bambini della materna parrocchiale: più le mamme li invitano al silenzio, più loro mostrano insofferenza. Alla fine cantano una canzoncina e gridano in coro «Benvenuto don Marino!», mentre i fedeli applaudono e il sacerdote sorride divertito. Per un prete che arriva, un altro se ne va. Don Giuseppe Bertin, visibilmente dispiaciuto, saluta i parrocchiani e annuncia che presto salirà ad Alano di Piave, dove lo hanno trasferito. Don Francesco Lucchini spiega che don Marino abiterà a Solesino assieme al nuovo parroco, il cui nome deve ancora essere annunciato. Poi sembra ammonire: «Come esplicitato di recente da papa Francesco, la Chiesa non è un parlamento e non segue le regole che governano le democrazie». Come a mettere le mani avanti contro possibili lamentele sul nuovo sacerdote. I preti fanno voto di obbedienza e vanno dove il vescovo li manda. Ma a quanto pare, la gente già ama don Marino. 

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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