Test rapidi, lo studio di Crisanti è un caso. La lettera dei due primari: «Il prof non ci informò»

Sabato 14 Novembre 2020 di Angela Pederiva
Test rapidi, lo studio di Crisanti è un caso. La lettera dei due primari: «Il prof non ci informò»
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Non bastavano lo scontro scientifico e gli attriti politici: ora attorno ai tamponi rapidi scoppia anche il caso ospedaliero. Con una lettera inviata a Luciano Flor, direttore generale dell'Azienda di Padova, due primari quali Anna Maria Cattelan (Malattie infettive) e Vito Cianci (Pronto soccorso) prendono nettamente le distanze dall'indagine con cui il professor Andrea Crisanti (Microbiologiin discussione l'attendibilità dei test antigenici a e virologia) aveva messo pesantemente in discussione l'attendibilità dei test antigenici rispetto a quella delle diagnosi molecolari. «Noi non siamo mai stati contattati dal Prof.

Crisanti o da suoi collaboratori per discutere circa un eventuale disegno progettuale di ricerca né la metodologia di lavoro e i relativi risultati», scrivono Cattelan e Cianci, i cui reparti erano stati invece citati dallo scienziato, in carteggi e interviste, come realtà coinvolte nello studio.

La lettera di scienziati e ricercatori inviata a marzo: "Così l'epidemia si può fermare in 20 giorni", il governo l'ha ignorata

L'alternativa al lockdown era possibile, ma "il governo l'ha ignorata". In un documento inviato il 29 marzo al presidente del consiglio Conte e al ministro della Salute Speranza, un gruppo di ricercatori italiani del Cnr, dell' Ifn, l'Istituto di fisica nucleare, dell'Università di Camerino e di Ricmass, il Rome Internationale Center for materials scienze, aveva delineato un sistema alternativo al lockdown nel contenimento della diffusione del virus, il 'Case finding and mobile tracing' (CFMT).

Crisanti, i test antigenici

Tutto comincia un paio di settimane fa. Sono i giorni dell'alta tensione sui meriti per lo screening di Vo', di cui Crisanti rivendica la primogenitura anche in un articolo su Nature, ma viene aspramente smentito da Francesca Russo, funzionaria della Regione: «La pubblicazione ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto», tuona la responsabile della Prevenzione in un documento svelato da Bruno Vespa nel suo ultimo libro, di cui Il Gazzettino anticipa un estratto il 28 ottobre. In quelle stesse ore, Repubblica dà conto di un'altra ricerca condotta dal docente universitario, riguardante questa volta i test antigenici, cioè quelli che rilevano le molecole sulla superficie del virus (a differenza dei tamponi molecolari, che invece individuano il materiale genetico del patogeno). 

Bruno Vespa e quei test a Vo': le carte che smontano la tesi del professor Andrea Crisanti


In una missiva inviata il 21 ottobre al dg Flor e alla Regione, Crisanti illustra i contenuti di un approfondimento svolto su 1.593 pazienti dell'ospedale di Padova, secondo cui «su un totale di 61 campioni risultati positivi al test molecolare, 18 sono risultati negativi al test antigenico rapido», per cui quest'ultimo non può essere ritenuto affidabile. La notizia viene rilanciata l'indomani dai quotidiani veneti del gruppo Gedi, a cui il 30 ottobre lo scienziato rilascia poi un'intervista, in cui conferma non solo gli esiti della comparazione, ma pure il coinvolgimento dei due reparti menzionati dai giornali: «Questo studio dichiara è stato svolto senza alcun tipo di pregiudizio, in collaborazione con le Malattie infettive e il Pronto soccorso dell'azienda ospedaliera di Padova». Alle critiche risponde a stretto giro l'istituto Spallanzani di Roma, il primo a validare i test rapidi, attraverso una nota di Maria Rosaria Capobianchi, la responsabile del laboratorio di Virologia di cui secondo L'Espresso proprio Crisanti vorrebbe prendere il posto. 


Lo studio segreto

Ma al di là di quella che è ormai un'ipotesi tramontata, adesso emerge che i due primari padovani non sapevano niente dello studio, almeno finché non l'hanno letto sulla stampa. È quanto affermano, «in fede», gli stessi Cattelan e Cianci, nella lettera al direttore generale Flor protocollata il 2 novembre. La loro posizione si articola in quattro punti, dal tono piuttosto perentorio. Innanzi tutto: «Non è stato avviato alcuno studio collaborativo con la partecipazione delle rispettive Uoc (Unità operative complesse, cioè i reparti, ndr.) dirette dai sottoscritti e ad oggi nessuno studio è stato presentato al Comitato Etico aziendale per l'autorizzazione». In secondo luogo, Cattelan e Cianci precisano che «non è mai stata data da parte nostra alcuna autorizzazione al trattamento dei dati dei pazienti» e aggiungono che «il Laboratorio di Microbiologia diretto dal Prof. Crisanti, in quanto Servizio refertante sia i test antigenici rapidi che i test molecolari, è comunque in possesso di tutti i dati». Terzo aspetto: «I dati dell'analisi riportata dal Prof. Crisanti non sono mai stati condivisi con i sottoscritti che non conoscono pertanto né la metodologia né i risultati dello studio». Infine i due medici ricordano che «nell'ambito della pratica clinica, nella fase iniziale di utilizzo dei test antigenici, a tutti i pazienti sottoposti al test antigenico rapido veniva specificato che contemporaneamente si eseguiva anche il test molecolare per conferma del risultato ottenuto», ma assicurano che non c'è stata «alcuna iniziativa parallela» che abbia coinvolto i due reparti «a scopo di ricerca».

Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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